Sutekh Hexen

Become Ep

2013 (King Of The Monsters)
black-metal, drone, noise

Provenienti da San Francisco, i Sutekh Hexen creano un metal ambientale e industriale dal suono ipercatastrofico, già ben evidente dai primi tentativi di “Alters” e “Ritualistic”, “Constellation”, “Ordo Adversarial” e i primi singoli, e via via esplorato nel primo “Luciform”, un mosaico che vale più per il diversificato impiego di tecniche, e le prime pièce lunghe di “Larvae”, in cui progrediscono a dipintori di affreschi subumani colti nel pieno dell’esplosione apocalittica. Così “Behind the Throne” prosegue il percorso verso un’espansione drammaturgica di tutte le componenti finora utilizzate: urla demoniche inintelligibili e squartate dall’elettronica brada, dispersione di segni sonori, muri di distorsione.

Il nuovo “Become” propone due nuove tracce lunghe in quello stile, e la ricerca è più esasperata che mai. In questo Ep non c’è più solo espansione drammaturgica ma anche espansione extrasensoriale. La prima “Five Faces Of Decay” è un impasto ultrasonico di distorsione, ritmo puntuto Suicide, growl a mo’ di uragano, sovrapposizioni casuali alla “Metal Machine Music” di Lou Reed. 6 minuti dentro il brano, si aggiungono echi e riverberi siderurgici, vagiti mortiferi, scie elettroniche: a furia di sovrapposizioni diventa un crescendo insostenibile, che alla fine si trasforma in una turbina astratta. In questo brano i Sutekh Hexen passano dal terrore irrazionale di "Behind The Throne" alla pura divagazione sonica.

“The Voice: The Void” attacca come un rituale gotico delirante, con la chitarra a scandire il cerimoniale e voce ridotta a pura escrescenza afona in un assolo dannato. La seguente stasi industriale - ancora carica di miasmi e riverberi in lontananza - è solo una pausa che lancia un muro di abrasioni e vomiti vocali, fino a far eruttare un caos di rumore bianco per svariati minuti. Non meno angosciante di “Five Faces of Decay”, ma è ripartita più nettamente, quindi appena più dimostrativa.

Il capolavoro del complesso (ormai ridotto a duo: Kenin Yuen e AC Way) sta nell’alternare, ma in modo incontrollato, una drammaturgia che sfascia i facili simbolismi, li polverizza letteralmente, e una forma di creazione distaccata, cinica, di cupa e freddissima ultraviolenza. Più che un disco è un tracciato che mira a congiungere il metal ai moderni compositori dell’avanguardia. Già edito in cassetta a tiratura limitatissima nel 2012 (Auris Apothecary), rimasterizzato da James Plotkin.

28/10/2013

Tracklist

  1. Five Faces of Decay
  2. The Voice: The Void

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