Avey Tare's Slasher Flicks

Enter The Slasher House

2014 (Domino)
avant-rock
5.5

I lavori solisti di David “Avey Tare” Portner, già co-fondatore con Noah “Panda Bear” Lennox degli illustri Animal Collective, sono perlopiù passati in secondo piano rispetto ai noti dischi del compare (su tutti “Person Pitch”, da alcuni considerato persino disco del decennio 2000).
Eppure il folk-psych “automatico” di “Pullhair Rubeye” (in collaborazione con la ormai ex-moglie Kria Brekkan, già con i Mum) e soprattutto le manipolazioni elettroniche di “Down There” riescono a inquadrare il suo umile ma visionario talento.

Nel 2013 Avey Tare vara un nuovo progetto, gli Slasher Flicks, per riprendere e sviluppare ciò che “Down There” - in effetti un album un po’ monco - si limitava a esporre enigmaticamente. La chitarrista Angel Deradoorian, dal 2009 fuoriuscita dai Dirty Projectors, e il batterista Jeremy Hyman degli ormai sciolti Ponytail aiutano così a scolpire le nuove vignette di “Enter the Slasher House”, il debutto della seconda vita artistica di Portner.

Alcune di queste sprigionano una potenza alla Captain Beefheart, ritradotta per la generazione degli Hella, e indi ritradotta per la generazione digitale, come i pattern tribali-esotici di “The Outlaw” e “Catchy”, il delirio cubista di camuffamenti magici di “That It Won’t Grow”, l’impeccabile intermezzo psichedelico in “Your Card”, e meglio ancora la doccia elettronica che accompagna la danza sfrenata e le vocals straparlanti di “Blind Babe”.
Molte altre però falliscono l’obiettivo accontentandosi di vaudeville spiritosi (“A Sender”), di novelty folk-pop (“Duplex Trip”), di lounge-pop trendy già ammorbati dal revival disco dei Daft Punk di “Random Access Memories” (“Little Fang”, “Modern Days E”), per finire con una canzone da rocker tradizionale (“Strange Colores”) che per assurdo si fa ascoltare più delle altre.

E’ l’opera con cui il non più ragazzo Portner incontra le nuove generazioni? E’ il suo punto di approdo e di emancipazione? Facciamo metà e metà. E’ soprattutto ancora un disco eminentemente solista, con un diseguale apporto di gruppo - finalmente qualcuno riscopre Hyman! - e la sua più tipica ambience elettronica riciclata con puntiglio, che dà luogo ai numeri più riusciti e poi sconfina nell’autoparodia. Input enciclopedici, sinceri, e tronfie velleità da direttore d’orchestra.

11/04/2014

Tracklist

  1. A Sender
  2. Duplex Trip
  3. Blind Babe
  4. Little Fang
  5. Catchy (Was Contagious)
  6. That It Won’t Grow
  7. The Outlaw
  8. Roses On The Window
  9. Modern Days E
  10. Strange Colores
  11. Your Card

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