Polistrumentista, appassionato di apparecchi e procedimenti vintage, folgorato dallo psych-pop anni Sessanta, che riproduce con piglio moderno e tocco barocco. Alzi la mano chi non sta pensando a Jacco Gardner, e come darvi torto: i punti di contatto non finiscono qui. Benché più vecchio di una decina d'anni rispetto al collega olandese, e a fronte di una carriera inaugurata nell'ormai lontano 2001, e fino a oggi rimasta nell'ombra, anche Balduin ha iniziato a suonare quando aveva soltanto otto anni allorché, in seguito all'ascolto di “Revolver”, si fece comperare una chitarra acustica.
L'exploit di Gardner ha probabilmente tracciato una strada inedita nel revival sixties, e l'alchimista (così si definisce) di Berna ha colto la palla al balzo: di fatto, lui era già pronto da molto tempo. Inserito nel roster della giovane label inglese Sunstone Records, il compositore svizzero - che suona letteralmente tutto, dal sitar alle tastiere ai device elettronici - ha pubblicato pochi mesi fa l'Ep “The Glamour Forest” e dà alle stampe oggi “All In A Dream”, raccolta dei brani scritti nell'ultima manciata di anni.
I riferimenti sono chiari, talvolta persino espliciti: la preziosa cover di “Which Dreamed It”, ipnotico capolavoro di Boeing Duveen & The Beautiful Soup datato 1968, instrada l'album verso lidi lisergici dopo la sbarazzina introduzione di “Love Is You”, peraltro già ampiamente speziata di quelle sonorità beatlesiane che torneranno a farsi sentire nelle sperimentazioni surrealiste di “You Can Never Pipe My Fancy From My Dear” e nella ballata in puro stile Lennon “Father”.
Balduin, però, sa andare ben oltre i modelli: con stile asciutto e tocco sopraffino dà vita a un campionario di brani mai banali, sempre votati a quella ricerca melodica che è il vero marchio di fabbrica dell'opera. Il pop-rock di “Kite Come Back” si accende di suggestioni cinematiche, “Change” è un'onirica quanto splendida ballata, “Autumn” e la breve “Glamour Forest” si raccolgono in lievi atmosfere folk, la caleidoscopica marcia di “Prisma Colora” dona nuove inflessioni alla materia psych, mentre “The Labyrinth” si dilata in panorami barrettiani e “Through The Snow” torna alla lezione dei Fab Four per veicolarla verso sonorità barocche e chiudere la corsa in un finale di pura sperimentazione.
La chiave di lettura di “All In A Dream” risiede nell'apparente facilità con cui Balduin assembla soluzioni e suggestioni vicine e lontane in un sound leggero nei toni e affascinante nei contenuti. Classe e sostanza: una gran bella scoperta.
08/10/2014