Nella immensa mole di produzione discografica che viene definita "psichedelia," sta diventando difficoltoso stabilire le peculiarità stilistiche dei protagonisti di questa corrente revivalista: si comincia ad avere il timore che la spersonalizzazione possa nuocere più che dar forza a una scena che non ha più i confini geografici degli anni 80 e 90. Il tono naif della scena francese (Julien Pras, Orval Carlos Sibelius), quello più sbarazzino della perfida Albione (Django Django, Temples), quello straordinariamente calligrafico di altre realtà europee (Jacco Gardner), o quello possente degli americani (Oneida) sono un piccolo frammento di una realtà multiforme che il libro "Acid Brains" ha tentato, con successo, di mettere in ordine.
Per parlare dei Blank Realm bisogna volgere lo sguardo e l’udito verso l’Australia, la cui ricca e rilevante tradizione musicale psichedelica si radica negli oltraggiosi e innovatori Missing Links o i succedanei Saints, fino alla contemporanea sublimazione dei Tame Impala. Eppure c’è il rischio che il contenuto di “Grassed Inn” possa essere frainteso dopo questa introduzione: in verità sono proprio le differenze che vanno sottolineate al fine di comprendere quel che i Blank Realm hanno da offrire.
Il decimo album del gruppo è il più morbido e strutturato della loro discografia: più vicini ai Sonic Youth e ai Velvet Underground, i ragazzi di Brisbane hanno sempre mostrato una certa passione per un suono noise greve e oscuro o per il garage-rock, fatto che resta ancora evidente nonostante il tono più ordinario. Le non eccelse doti vocali escono allo scoperto, cedendo un po’ del loro fascino stralunato e out of tune, il suono è più jingle-jangle, come si evince dalle prime note di “Back To The Flood” e la band non rinuncia alla dimensione underground alla Jonathan Richman in “Falling Down The Stairs”.
I fan della prima ora saranno leggermente indispettiti per la fruibilità dell’insieme. Molta energia si è persa in morbide e innocue ballate come “Bell Tower” e “Reach You On The Phone” (quest’ultima molto vicina alle atmosfere dei conterranei Church); pur mancando le felici intuizioni del precedente album “Go Easy”, i Blank Realm sembrano intenzionati a mantenere un profilo da cult-group che pur scontrandosi con le tentazioni della modernità e dell’elettronica (si ascolti “Violet Delivery”) riesce a emozionare e coinvolgere, soprattutto quando il suono si fa più sporco e malsano (splendida la noise-ballad “Baby Closes The Door”) e atipico (“Even The Score”).
I Blank Realm sono un gruppo che si trova più a suo agio nella confusione e nell'approssimazione: con “Grassed Inn” tentano la carta della contaminazione pop-rock, e pur non entusiasmando, mettono in piedi una piacevole rappresentazione della loro musica.
Il vero pericolo è che dietro questa leggera normalizzazione si celi quella mancanza d’ispirazione che possa relegarli al ruolo di perenni outsider, e questo sarebbe un vero peccato perché anche quando i Blank Realm giocano al ribasso restano interessanti e lontani dalla banalità. Di questi tempi, non è poco.
11/02/2014