Dopo l’irrisolto “Crescere un figlio per educarne cento”, i vicentini Casa licenziano il chitarrista appena reclutato Marco Papa per far entrare il giovane Matteo Scalchi e tornano con il disco dal vivo “Una fine continua”.
L’ambito live permette una maggiore vibrazione free-form che forse non emergeva nel predecessore, con fervore vocale Peter Hammill-iano (“Beba la moldava”, “Blues morto”) e persino delirio (“Whodunit!”). Al contrario, il nuovo arrangiamento di “Nick Drake e le maggiormente innovative pièce di “Peggioramenti”, “No” e l’ipersincopata in due tempi “Part Time/Una razza inferiore", perdono qualcosa in termini di appeal.
Tra gli inediti il più ficcante è forse “I sei poli di fascicolazione”, un valente slowcore che equilibra tanto le liriche di Bordignon quanto le improvvisazioni medio-cacofoniche di Scalchi. In “Dal caso alla possibilità” Scalchi invece si limita a un rollio country-rock, un’atmosfera sottile che si sfoga solo nel delirante finale.
Meno convincente è “Mu”, una meta-canzone sofisticata che suona come una copia spartana di Elio. Una ritrovata vena visionaria si affaccia nei 7 strumentali minuti di “Life In Ser.T”, ma i quattro lacerti improvvisati che lo compongono sono quattro quadretti distinti, non correlati e poco sviluppati, ben inferiori alla monumentale “Vicenza” di qualche anno prima.
Inessenziale disco di assestamento per una band senza denominazione. Stavolta non è un complimento e tradisce indecisione, ha accentuate intenzioni intellettuali da avanguardia colta e jazz da una parte e sciapi rigurgiti rock dall’altra. E’ però sincero per essere un live: gran qualità di registrazione, alta professionalità, pochi trucchi.
07/06/2014