Inarrestabili, insaziabili sperimentatori, i Casa ritornano, dopo aver aperto il live di James Chance all’Unwound Club di Padova nello scorso ottobre, con il nuovo “Peggioramenti”. A uno sguardo generale, questo nuovo lavoro del quartetto veneto mantiene le promesse elargite con il precedente “Un giorno il mio principe verrà”.
Una voce femminile dà il benvenuto all’ascoltatore con un sommario sbrigativo sul contenuto dell’opera, in un italiano stentato e sopra un letto di strati elettronici informi. Quindi “Non provateci da casa” si pone come il loro ultimo brano-manifesto (danza caraibica, nevrosi chitarristiche, pause e cambi di tempo), ma - di più e meglio - “Bimbo Bumbo” ha accorgimenti che detonano l’easy listening, specie nella coda surreale a mo’ di collage. C’è persino una prova di canzone melodica, “Part Time” a suon di cori tibetani in luogo del chorus.
Il leader e vocalist Filippo Bordignon si mette in luce in numeri di jazz vocale Mingus-iano come “Volonté Blues” e nella rarefatta “No”, con vere e proprie contorsioni canore.
Dove i Casa brillano è nella suite strumentale in sei movimenti “Vicenza”, i cui sottotitoli sono altrettanti nomi di località della provincia, per un totale di 19 minuti. Nel suo insieme, il brano (il loro vertice estetico e intellettuale) richiama un ibrido tra i Kraftwerk di “Trans-Europe Express” e un debosciato remix della “Interstellar Overdrive” dei Pink Floyd. Attraverso una costante, un battito di cassa techno regolare, la band apporta idee da fuga barocca: “Caltrano” annaspa in una trance di droni, “Foza” muta in concertazione acida-cosmica, “Pianezze” è una variazione giostrata sul dub, “Villaga” svapora in deliquio di trilli elettronici, “Alonte” abbozza una melodia su rullate irregolari, e “Salcedo” si addentra nei più fertili territori teutonici, con improvvisazione d’arpa celtica, mormorii malefici in lontananza, e infine un recitativo vocale distorto totalmente incomprensibile.
Nonostante ospiti e comparsate anche più infoltite che in passato (l’elettronica a cura di Dressed/Undresed e la voce recitante della coreana Xie Hui Jun nell’”Intro”; il sax di Giovanni Dal Sasso in “Volonté Blues” e “Bimbo Bumbo”; l’arpa celtica di Eleonora Volpato e la voce di Pietro Scarso nell’ultima sezione di “Vicenza”, “Salcedo”; e tutto uno stuolo di guest appearances, senza dimenticarsi di Giulio Pastorello che l’ha registrato, mixato, editato e masterizzato), è il disco più personale del quartetto vicentino, quello più freddamente provocatorio, pungente, intellettualista. Ha nella suite un disequilibrio che ritrae un mondo di provincia in rovina, quasi un epifonema della crisi del nordest.
05/11/2010