
Anche stavolta la risposta del pubblico pagante è più che buona, nonostante l'indubbia difficoltà nella fruizione della serata proposta e la sotterranea dimensione di ‘culto’ che - giocoforza - li relega ai margini dell’attenzione di hype e promozioni pubblicitarie.
Aprono gli originali Casa, a presentare i brani del loro nuovo “Un giorno il mio principe verrà”. Quindi irrompe sul palco un James Chance più baldanzoso che mai, persino uno e trino. E’ uno, perché l’immersione in implacabili flussi groove (“Almost Black”), free funk (“Off Black”), dub (“Roving Eye”), soul (“Jaded”) e persino ballad (“King Heroin”), è realmente inestricabile. Con la sola presenza, il musicista riesce a pervadere l’intero set per intero, con una meticolosità da capomastro, da maestro d’orchestra dance (con fare persino concentratissimo, a dare il tre a voce, e ad organizzare i blocchi di suono con gesti semplicissimi ma magnetici).
C’è anche Chance l’istrione, tanto rocker quanto poeta del ritmo involuto, tanto James Brown scostante quanto (ed è forse il gioiello dell’intero concerto) ballerino scevro ma mattatore, con cui sbrindella quegli stessi gesti concentrati e si libra in un rapporto col pubblico davvero “no” (emblematico, in questo, un bacio furtivo a una giovane fan a bordo palco).
Ed è trino: c’è il Chance al sax, free quanto Braxton, il Chance al piano elettrico e il Chance vocalist. In ogni sua evoluzione, che sovrasta e interrompe, increspa e sventra il ritmo (specie nell’esplosiva “Contort Yourself”, che riesce a far ballare l’intero locale), il musicista elargisce generose improvvisazioni cacofoniche tali da cambiare i connotati del fraseggio musicale e ad avvicinarlo a oracolo diabolico del ballo wave.
Concerto a suo modo fondamentale, specie alla luce del boom del revival punk-funk degli anni 2000, per riscoprire, rivivere e sondare da vicino le capacità di uno dei suoi padrini, e di un padrino che ha tutti i crismi del genio. Non solo l’inventore, ma anche la mente eccelsa che può permettersi di mettere alla berlina quella stessa invenzione prima ancora che venga recepita dai suoi seguaci, un pensatore imprevedibile che fuoriesce dalla fredda teoria con facilità sconcertante. Consapevole di non perdere un solo grammo dell’eleganza della sua gamma stilistica.