Fabio Perletta

Interstitial Spaces

2014 (Farmacia901)
microsound, electroacoustic ambient

Basta dare un'occhiata al nome della sua etichetta per comprendere l'approccio di Fabio Perletta alla sound art. Uno scienziato del suono in senso stretto, visionario nell'utilizzarlo come strumento d'indagine concettuale e stimolazione percettiva piuttosto che come mezzo di evocazione o di illustrazione, nel solco della tradizione inaugurata dal primissimo Ryoji Ikeda. A dire il vero, in alcuni lavori l'idea di evocare scenari può essere ritrovata persino nelle geometrie metafisiche divenute negli anni trademark dell'artista abruzzese: luoghi però del tutto inusuali e quasi sempre appartenenti a un “mondo parallelo”, sconosciuto alla percezione razionale e cosciente.

In questa casistica rientra anche “Interstitial Spaces”, il cui titolo è già sufficiente a suggerire quale sia l'ambiente descritto e affrontato da Perletta attraverso il suono. Gli spazi interstiziali, ovvero le distanze di circa un quadrilionesimo di metro che separano una cellula di un tessuto umano da un'altra, sono i luoghi in cui il disco si propone di addentrarsi attraverso due lunghe digressioni costituite, come naturale, da suoni che talvolta faticano a raggiungere l'udito. Frequenze ridotte ai minimi termini, particelle elettroniche in viaggio autonomo, cellule di suono che si agglomerano progressivamente dando vita a impercettibili interazioni.

La prima delle due suite senza titolo che compongono la tracklist vaga per dieci minuti in un sostanziale vuoto perpetuo: il silenzio è rotto solo da intangibili variazioni dello spazio circostante, difficilmente ascrivibili anche solo all'idea di suono. Verso i dieci minuti una frequenza più stabile si insedia evolvendosi progressivamente in forma di un drone, la cui natura rimane amorfa. La prima cellula si dissolve lasciando spazio a una nuova parentesi di infinitesimi di suono prima e alla comparsa di un secondo drone: solo nei dieci minuti finali i due flussi iniziano a intrecciarsi e scambiarsi elementi, conferendo un abbozzo di forma all'intera composizione.

Leggermente più breve, la seconda suite ripropone una struttura simile: stavolta, però, la formazione di un unico flusso è anticipata al decimo minuto e la sua evoluzione in un tempo dilatato nell'infinitesimo interstiziale è seguita per tutto il resto del pezzo, da prospettive e angolazioni sempre diverse. Esattamente come il successivo “Mirror Neurons” di quest'anno, elaborato assieme a un'altra esponente in musica del minimalismo estremo come France Jobin, “Interstitial Spaces” è un gioiello che dimostra una volta di più l'abilità di Perletta a trasformare il suono in materia d'indagine, per sé stesso e per quei luoghi che la percezione cosciente non è in grado di raggiungere.
Magistrale.

07/06/2015

Tracklist

  1. Untitled
  2. Untitled

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