Riassumere l'arte di Meshell Ndegeocello non è impresa facile - già un generico black music sarebbe estremamente riduttivo. Stiamo parlando di un'artista che, in oltre 20 anni di carriera, si è saputa creare un microcosmo entro il quale poter spaziare in totale libertà. Dall'esordio sotto l'etichetta di Madonna con una miscela di spoken word, r&b e neo-soul, fino alla svolta di scarno rock acustico del bellissimo "Bitter" (che conteneva pure un pezzo di Jimi Hendrix), una repentina virata verso il jazz in collaborazione con Pat Metheny e Cassandra Wilson, e persino un tributo a Nina Simone, Meshell è sempre stata coraggiosa nelle sue continue metamorfosi, emulando vagamente il percorso a zig zag del tanto ammirato Prince.
Il mio nuovo album si chiama 'Comet, Come To Me' per il solo motivo che quelle parole usano le stesse cinque lettere, ed è un album incentrato sulla totale casualità. Non è un concept, perché la gente non ascolta più con quell'ottica, bensì una semplice serie di canzoniHa spiegato lei stessa. Ma ad ascoltare attentamente, dentro si può trovare un po' di tutto; c'è un'apertura marcatamente afroamericana grazie al rifacimento di "Friends" del trio rap Whodini, ma ci sono anche il dub essenziale della title track e di "Modern Time", o la leggiadria acustica di "Shopping For Jazz", quasi in aria di Sade. Oppure ancora la bellissima "Continuous Performance", scandita da una ruvida chitarra, la dolce melodia di "Tom 2", e le esangui distorsioni a-ritmiche di "Choices", dove le corde del pianoforte vengono lasciate in vibrazione creando una sorta di vuoto temporale.
06/06/2014