Conosciamo il progetto di
Liz Wendelbo e Sean McBride già da tempo come uno dei più importanti e rappresentanti simboli di quell'estetica minimal synth e coldwave che è tornata in auge qualche anno fa, insieme a un importante processo di riscoperta e analisi del passato di matrice
new wave e post-punk.
Androgini deus ex machina di un universo sintetico meravigliosamente analogico, costruito su macchine recuperate dall'oblio digitale, hanno concepito i propri lavori seguendo un'incrollabile ortodossia estetica. Questo "Par Avion" è il terzo Lp sulla lunga distanza e segna l’apertura verso un'anima più malinconica e romantica; se dal punto di vista strumentale e compositivo, tutto procede lungo i gelidi e astratti binari affini agli storici Absolute Body Control, Klinik e Experimental Products, la voce sembra finalmente scoprire un'identità più piena e satura.
Una rivelazione che si nascondeva tra i barlumi taglienti dei precedenti lavori e che nel trittico "Lastly"–"Sheen"–"Par Avion" si dischiude grazie alla voce di Liz, che sembra sorvolare un mondo imprigionato tra cristalli di ghiaccio e fitte nebbie. Un amore cantato dentro una realtà sterile e cristallina, in cui drum machine e sintetizzatori costruiscono incessantemente nuove pareti e orizzonti, e da cui non si trova fuga. Parallelamente troviamo potenti ritratti di una decadenza esotica e favolosa: nella sognante "Jasmine Nights", una traduzione elettronica analogica dei miti d'oriente, e nella poetica francese di "Nuage d'Ivoire".
Sono questi esempi chiari della forza espressiva del duo, che sembrava volontariamente chiusosi dentro le spoglie di una statua antica, ma che riesce a reinterpretare un grande, nascosto, passato dentro una poetica penetrante e talvolta sconvolgente (come nelle strumentali dalle tinte ambientali e cosmiche di "Providence" e "Reflections").
Un ottimo ritorno e un interessante passo avanti per un progetto che deve ancora rivelare tutte le sfumature della sua identità.
14/08/2014