Colapesce

Egomostro

2015 (42 Records)
alt-pop, songwriter

Sono passati tre anni dall’uscita del debutto “Un Meraviglioso Declino” e la popolarità di Colapesce è cresciuta esponenzialmente. Tantissimi concerti ovunque, anche su palchi molto importanti, hanno segnato questa lunga assenza dal mercato discografico, e come spesso accade in questi casi, l’artista ha potuto permettersi di includere musicisti esperti e in alcuni casi di grande nome nel suo nuovo lavoro. Il nome di punta è il batterista Fabio Rondanini, recentemente entrato negli Afterhours, ma anche tutti gli altri musicisti coinvolti hanno alle spalle collaborazioni importanti: Giuseppe Sindona (Mario Venuti), Alfredo Maddaluno (Fitness Forever, Atari e Meg), Vincenzo Vasi (Vinicio Capossela), Alfio Antico, Gaetano Santoro (Aretuska), Benz (Meg, Vinicio  Capossela). Il disco è prodotto da Mario Conte, già al lavoro con Meg, quindi su territori musicali ben diversi rispetto a quelli toccati in precedenza da Colapesce.

Tutto questo per dire che la qualità del suono, già punto di forza del debutto, non poteva che aumentare ulteriormente con tutti i collaboratori sopra elencati. In effetti così è: queste nuove canzoni prendono sì le mosse da ciò che si trovava in quelle precedenti, ma ne rielaborano il contenuto di partenza per conferire a esso un maggior tasso di freschezza e varietà. Colpiscono soprattutto l’ampio risalto dato alla parte ritmica in diverse canzoni e un intelligente uso dei fiati e delle tastiere, che entrano nella canzone in modo più centrato e efficace. Inoltre, ancor più che nel debutto, la varietà negli arrangiamenti e nell’importanza del ruolo dei diversi strumenti non si riscontra solo tra una canzone e l’altra, ma più di una volta all’interno degli stessi brani, il tutto in modo sempre molto fluido, coerente e legato. “Dopo Il Diluvio”, ad esempio, svaria perfettamente tra una strofa più diretta e ritmata e un ritornello di maggior atmosfera; “Sottocoperta” parte più essenziale che mai, poi gode di un leggero ma costante crescendo di pienezza sonora e nel finale gli strumenti vanno e vengono; lo stesso si può dire di “Copperfield”, nella quale gli sbalzi tra pieni e vuoti sono più repentini.
Anche nelle canzoni che restano più uniformi, le soluzioni interessanti e diverse rispetto al passato abbondano: la combinazione tra chitarre di impostazione math-rock con efficaci botte di fiati nella title track e con incisivi e ripetuti accordi di tastiera in “Brezny”, il piglio pop di “Reale”, anche qui con un bell’intervento dei fiati, il vestito synth-pop che adorna “Le Vacanze Intelligenti”, dilatazioni sonore rese vitali da una ritmica digitale in “Passami Il Pane”. Quasi tutte le canzoni dell’ultima parte del disco si avvicinano di più al lato maggiormente morbido della produzione precedente.

Sappiamo tutti troppo bene che tutto questo ben di Dio può rischiare di risultare fine a se stesso nel caso in cui le melodie e i testi non siano all’altezza. Qui, però, è tutto ben riuscito anche sotto questi importanti punti di vista. Le melodie hanno tutte la qualità necessaria per essere valorizzate dal suono: sono belle, rotonde, centrate e dopo due o tre ascolti fanno venir voglia di essere cantate, e questo vale per tutte, senza alcuna eccezione. I testi, punto debole del disco precedente ad avviso del sottoscritto, stavolta prendono la scia della qualità generale, riuscendo a trovare un linguaggio ben congegnato per far vivere con realismo all’ascoltatore le situazioni proposte senza la banalità che si riscontrava in precedenza. “Stavolta non consulto più nessuno, amare e basta e lo faccio a testa alta; non serve l’ipnosi regressiva, non serve un mago, è solo la vita” è un concetto espresso con parole semplici che stavolta appaiono quelle più adatte; “Sottocoperta, profumo di cannella misto a gelsomino e tela” sono parole che portano proprio chi ascolta in un’ambientazione ben precisa; “Non sono un critico però so valutare quando sto bene, quando sto male, reagisce bene il mio sistema emozionale” è uno spaccato della personalità di chi canta nel quale però possono rivedersi in tanti; “La mafia è diventata pop, la musica fa vittime” è uno sguardo di grande lucidità sulla mancanza del senso delle priorità che affligge tanta gente.
Ci vuole un attimo a utilizzare un linguaggio del genere per cadere in frasi vuote, ma Colapesce in questo caso ha saputo confezionare canzoni dense di significato anche dal punto di vista lirico, sfruttando finalmente in pieno tutto il proprio potenziale.

Sarà interessante verificare se, tra tutte queste belle canzoni, ne emergerà almeno una che possa colpire l’immaginario di tanti, destinata a essere cantato in coro anche da tremila persone e non solo dai soliti cento o duecento. Per ora ci troviamo di fronte a un disco molto bello, che si meriterebbe di diventare anche importante. Speriamo ci riesca.

04/02/2015

Tracklist

  1. Entra Pure
  2. Dopo Il Diluvio
  3. Reale
  4. Sottocoperta
  5. Egomostro 
  6. Le Vacanze Intelligenti 
  7. L'altra Guancia
  8. Copperfield 
  9. Brezsny
  10. Sold Out
  11. Mai Vista
  12. Maledetti Italiani
  13. Passami Il Pane
  14. Vai Pure

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