MIKA

No Place In Heaven

2015 (Casablanca)
pop

Probabilmente c’è chi non ce la fa più a ritrovarsi il faccino sorridente di Mika un po’ dovunque da un paio d’anni a questa parte, lasciandosi influenzare anche da quella che è stata ed è tuttora la sua esperienza come giudice di X-Factor Italia, ma non è questa la sede per parlare di talent show e simpatie personali. Qui si parlerà solamente del suo ultimo album, “No Place In Heaven”, a partire dalla copertina coloratissima, com’è l’indole di Mika, e dai richiami vagamente futuristici di scritte e strutture architettoniche alle sue spalle.

La ricetta musicale è la solita che ha fatto la fortuna del cantautore anglo-libanese: pop scanzonato, allegro e vivace, con la differenza che in "No Place In Heaven" ritroviamo un Mika più smaliziato e, soprattutto, più intimista rispetto al passato, che pare accoglierci confidenzialmente nella sua vita, facendoci passeggiare tra ricordi più o meno dolorosi, miraggi di felicità e messaggi di speranza.
Entriamo così, con passo leggero, nel salotto ordinato di un ipotetico Mika mai esistito, se non negli auspici della madre: tappeto persiano, una bella moglie e lavoro rispettabile da giacca e cravatta (“All She Wants”). L’atmosfera ruvida delle parole (“All she wants... is another son”) viene però smorzata dal ritmo goliardico del brano e dai coretti sixties, e l’insieme più di una volta riporta alla mente Rufus Wainwright.

In effetti i cori hanno ruolo preponderante in tutto il lavoro: si fanno corposi e robusti, ma anche ironici, in “Oh Girl You’re The Devil” e nell’ottima “Promiseland”, si vestono da musical in “Rio”, accompagnano senza sopraffare nella title track, e sono, infine, femminei e cristallini in “Good Guys”, probabilmente il pezzo dell’album che funziona meglio e rimane più impresso, grazie al disarmante candore che gli appartiene.
Partendo da un aforisma di Oscar Wilde (“Siamo tutti immersi nel fango... ma alcuni guardano le stelle”), si giunge a un delicato ringraziamento agli eroi della sua infanzia, quando il piccolo Michael sperava di poter avere, un giorno, la loro stessa audacia che aveva fatto luccicare i suoi occhi di bambino.
È grazie a un lavoro di chiaroscuri che emerge la silhouette di questo lavoro: perciò, oltre a canzoni più colorate ed eccentriche, si fanno spazio anche ballate talvolta appena accennate, che sembrano nascere nel momento stesso in cui le si ascolta, dal cuore di un pianoforte e timidi pensieri (“Hurts”, “Porcelain” e le emozionanti “Last Party” e “Ordinary Man”, quest’ultima vagamente eltonjohniana).

Si capisce, dunque, quanto “No Place In Heaven” sia un lavoro permeato da un senso di vulnerabilità ma al contempo di libertà, ossia quel binomio di sensazioni che si provano nel momento in cui ci si riesce ad aprire ed esprimersi in maniera totale. E qui Mika riesce a esprimersi eccome, cesellando quindici brani certamente pop e immediati ma anche ricercati, sia per ciò che concerne l’aspetto musicale, e in modo particolare gli arrangiamenti, sia per ciò che concerne i testi. E non ci fa mancare proprio niente: neanche una perfetta hit estiva, “Staring At The Sun”, e un paio di deliziosi episodi in francese, con “L’amour Fait Ce Qu’il Veut”, in cui si pone con allure da vero chansonnier pop, e “Boum Boum Boum”, contenuta solo nella versione francese di “No Place In Heaven”; qui il ritmo si fa più serrato e trascinante, avvicinandosi pericolosamente e a Stromae e a sonorità latine.

“No Place In Heaven” sfiora l’ascoltatore, lo trascina in una maestosa danza di luci, colori e vanesia leggiadria, ma gli impone anche imprescindibili, per quanto semplici, riflessioni dentro sé. L'album pop dell'estate è proprio lui.

28/07/2015

Tracklist

  1. Talk About You
  2. All She Wants
  3. Last Party
  4. Good Guys
  5. Oh Girl You're The Devil
  6. No Place In Heaven
  7. Staring At The Sun
  8. Hurts
  9. Good Wife
  10. Rio
  11. Ordinary Man


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