Le carriere dei due chitarristi, multistrumentisti e sperimentatori Bill Gilonis, britannico, e Lukas Simonis, olandese, oltre alla simpatica assonanza dei cognomi, procedono parallele lungo i decenni, fino a incontrarsi nel progetto Stepmother e l’album “Calvary Greetings”. E’ il loro naturale sfogo, d’una regressione quasi infantile che perde e riconquista perennemente la struttura d’insieme.
Assieme a una sezione fiati e a una sezione ritmica, in “Amoeba Antipodes” giocano a scombinare le parti di una canzone, incorporando quante più tecniche possibili: spoken, cori, orchestrazioni libere, electro-dance, riff cantabili etc.
Così la title track, fusion satanica Walt Disney-iana di fiati strillanti e staffette di cambi di tempo, ma la palma della danza squinternata spetta a “Intimacy And Polarity”, arricchita di sovratoni industrial di ogni tipo.
L’apice scenografico, vagamente debitore degli allievi di Zappa, Mr Bungle e affini, è il motivetto gioviale di “Access It Before It's Too Late”, e ancor più divertente è la blueseggiante e circense “The Moonlight Visitor”, crivellata di fitte alla Beefheart e una jam volante con suoni concreti.
E, mutatis mutandis, quell’attitudine di associare bandismo acido a sabotaggi d’avanguardia reminiscente dei Lothar And The Hand People, fiorisce nel bel mezzo dello spettacolino gypsy-punk di “Ever Wanted Your Mum”, e poi ancora nel lento da nightclub senza voci di “Laisse Tomber Les Filles”, per ensemble e miasmi elettronici da incubo (trapani, tonfi, bolle).
A parte il curioso tributo al funk d’annata di “Sinkhole”, che usa i suoi 6 minuti per tutt’altro (una jam assordante in crescendo), completa il corredo un pugno di gustose e concise babeli stilistiche (di nuovo Beefheart, ma non solo): “Elevator”, “TBTF”, il meccanismo scassato di “Malnutrition With A Mind” etc.
Gilonis, che già ha spartito la sigla The Work con il grande fiatista degli Henry Cow, Tom Hodgkinson, dando un imprinting all’industrial mondiale (e poi ricercatore e collaboratore nell’ombra, ultimo per cronologia “Zurich-Bamberg” con Chantale Laplante), e Simonis, altro agitatore d’avanguardia in madrepatria, trovano - ci si creda o no - la pace dei sensi. Presentato come album di reunion di una band che non ha mai iniziato, trova un’armonia rara tra classico e avanzato, distinto e anarchico. Nella contrapposizione insistita di parola parlata stralunata e coro finto-solenne, ha un’intuizione che racchiude una discreta parte dello sperimentalismo rock inglese di sempre. E' salutare dare anche una letta ai testi.
31/05/2015