Se il lato visuale, nell'idea di Tcf, è centrale, quello musicale, che origina da codici alfanumerici, non è puro contorno ma rappresenta una integrazione armonica. E così con questo viaggio a cavallo tra codici, ambient digitale e trance, Lars è arrivato a immergersi nelle vie del tè. Ben comprendo che messa così non si capisca nulla o quasi, ma questo Ep (in realtà complessivamente oltre ottanta minuti di musica), tra tracce fatte correre a velocità diverse e spettri che rifrangono colori pastello, è nelle intenzioni un vero e proprio viaggio sulle orme del commercio del tè. E, non mancasse questo, per ogni 12" c'è pure una bustina da 15 grammi di Shiu Xian (水仙茶) direttamente dalle montagne Wuyi.
Si vaga così tra cortine di bordoni di suono tirato a lucido, in assoluta linea di continuità con la musica di gente del calibro di Fis o Helm, e momenti in cui le placidità ambientali hanno la meglio. Andare a descrivere un pezzo piuttosto che un altro non ha forse granché senso, non fosse altro che questo album vive e si sviluppa a partire dalla continuità con la quale le tracce si susseguono. Ci troverete un Alva Noto zincato, un Tim Hecker proiettato verso lo spazio. I droni non si sviluppano secondo forme abituali, ma vivono nel futuro.
Non so se, come sostiene FactMag, questo sia stato l'anno della trance, in cui questo disco può sommariamente essere incluso. So che invece, per concept e risultato, questo lavoro impronunciabile è ampiamente la cosa più bella che io abbia ascoltato quest'anno. E, scrivendone, quasi mi pare di sminuirne il valore. Che è un modo come un altro per dire che forse sono io che non so che scriverne. Coerentemente rispetto all'opera, credo sia oppurtuno rimandarvi a lui. Vi sarà d'aiuto più di quanto (non) lo sia stato io.
(30/12/2015)