Buck Curran

Immortal Light

2016 (Obsolete / Esp-Disk)
psych-folk

Infine, dopo dieci anni di una carriera che li ha visti tra i principali attori del rinascimento del folk psichedelico made in Usa, gli Arborea sono giunti al capolinea. Complice la separazione personale della coppia Shanti Deschaine-Buck Curran, era solo una prevedibile conseguenza una sospensione temporanea di ogni attività artistica da parte del duo, testimone di una delle più disarmanti e particolari riletture della lunga tradizione weird/psych a stelle e strisce, a cavallo tra spiritualità e immanenza naturalista. A tre anni dagli incanti senza tempo di “Fortress Of The Sun”, forse il disco che meglio ha riassunto tutte le caratteristiche espressive della musica degli allora coniugi Curran (complice anche il balzo agli onori della storica ESP Disk), è Buck a rompere il silenzio attorno alle sorti dei due musicisti del Maine e a presentarsi con “Immortal Light”, primo lavoro esclusivamente a suo nome, ma ancora comprensibilmente in aperto dialogo con la lunga esperienza di coppia, con le magiche ambientazioni del folk targato Arborea. Già però si intuisce come l'avventura in solitaria non sia propriamente la stessa cosa....

Per quanto il primo brano testimoni già dal titolo il profondo legame che intercorre con la band madre, in una magica chiusura per sola chitarra alla title track (già a sua volta una traccia strumentale) di “Wayfaring Summer”, e per quanto la voce di Deschaine torni di nuovo a ornare col suo canto ipnotico tre dei brani del disco (anche se soltanto nel lungo atto conclusivo assume un ruolo da protagonista), è tangibile la diversità che anima il nuovo corso di Curran, il suo desiderio di far fruttare la propria esperienza in una chiave se possibile nuova. Anche se la tendenza generale è sempre quella di un folk psichedelico ammantato di una patina antica e immateriale (esaltata da una produzione asciutta ma molto precisa), tuttavia uno spazio ben più significativo che in passato è dato a momenti di pura contemplazione strumentale: che si tratti di momenti dal taglio più “organico” (come l'ambience trascendente che contraddistingue “River Unto Sea”, impreziosita da lievi venature di flauto, alla maniera propria degli Espers degli inizi), oppure di momenti di  contemplazione estatica (le superfici ispide, al confine col drone, di “Andromeda”), Curran mostra le sue ampie capacità di strumentista e compositore, ideando spazi sonori dalla grossa potenza evocativa e dall'ampio respiro narrativo. Non che brani cantati non presentino i loro motivi di interesse (di suo l'autore vanta di una voce molto interessante, un baritono profondo che si colloca a metà tra Glen Johnson e Brendan Perry), tuttavia il progetto funziona al meglio quando rinuncia in toto al contributo verbale, quando la tensione spirituale viene lasciata libera di esprimersi attraverso il solo fluire della musica.

In ogni caso, Curran è comunque capace di buoni slanci nella scrittura, di ricordare ancora una volta quale era la finezza che contraddistingueva la penna degli Arborea: che si tratti di ballate più lineari, a cavallo tra gli Appalachi e una circolarità nei moduli più britannica (“New Moontide”), oppure di lunghe partiture dall'approccio libero e sospeso (la maestosa e conclusiva title track, in cui Deschaine plana come presenza eterea sopra un tappeto di harmonium e chitarra, a disegnare linee canore che si prendono tutto il tempo necessario per esprimersi nel pieno del loro fascino), si preserva ancora tutta l'intensità e il senso di comunione spirituale da sempre parte integrante della ricerca artistica dell'autore. Come avvio di una nuova fase della propria carriera, c'è di che rallegrarsi insomma.

09/01/2017

Tracklist

  1. Wayfaring Summer (Reprise)
  2. New Moontide
  3. Sea Of Polaris
  4. Seven Gardens To Your Shore
  5. River Unto Sea
  6. Bad Moon Rising
  7. Andromeda
  8. Immortal Light (ft. Shanti Deschaine)


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