Covenant

The Blinding Dark

2016 (Dependent / Metropolis)
ebm, synth-pop

I Covenant non sono mai stati un gruppo contraddistinto da un particolare ottimismo, da chissà quale leggerezza lirica pronta a tradursi in ritornelli scacciapensieri, ma l'ultima accoppiata di album aveva tangibilmente acuito il lato più umbratile e fosco dell'onorato combo svedese, che ha di conseguenza adattato i suoi tratti stilistici al cambiamento tematico attuato. “The Blinding Dark”, nono full-length in trent'anni di carriera, non è nemmeno lontanamente il ritorno al sound più club-friendly di classici del futurepop quali “Northern Light” e “Skyshaper”, eppure non costituisce un ulteriore ispessimento di quell'alone di negatività che in “Leaving Babylon” arrivava al suo apice, formale e non. In effetti il nuovo album, per quanto ancora piuttosto parco nel concedere ai fan di lunga data momenti di maggiore concitazione ritmica, è un intelligente scarto di lato rispetto a quanto mostrato da Eskil Simonsson e soci negli ultimi tempi, una deviazione interessata da una nuova linea di pensiero, che si traduce in seconda battuta anche in un diverso modo di interpretare la composizione e le scelte sonore. Enfatizzando maggiormente le scelte strumentali (non è un caso che ben tre dei brani inclusi estromettano del tutto ogni contributo vocale), con una tavolozza stilistica che fa di tutto per ridimensionare l'acuto piglio pop degli episodi più celebri della compagine, quest'ultimo lavoro si mette in evidenza per un taglio decisamente più riflessivo e chiaroscurale, in cui i synth si prestano a un trattamento dagli esiti inaspettati. Sembra quasi esserci un po' di luce in fondo al tunnel...

I Covenant pongono infatti in discussione, quantomeno parziale, il loro passato prossimo: l'oscurità abbagliante del titolo simboleggia la presa di coscienza di una forza nascosta, di una consapevolezza pronta a sprigionarsi proprio nei momenti più bui, di metabolizzare e far fronte ai lati più inquietanti e feroci della psiche umana. Non che il gruppo abbia cessato di affondare il coltello nella ferita o di farsi portavoce di messaggi non propriamente gradevoli, d'altronde l'idea di tramutare il classico country di Lee Hazlewood “A Rider On A White Horse” in una sommessa marcia funebre dal cantato cavernoso e dall'altrettanto mesto pattern percussivo dice molto di quanto il gruppo (adesso ampliatosi a quintetto) possa ottenere, se soltanto lo desidera. Sulla stessa scia si insinua il claustrofobico e unico vero club-anthem “Sound Mirrors”, che a suo modo avanza una riflessione concreta sul razzismo e sulla situazione dei migranti in Europa. Eppure, “The Blinding Dark” si pone come opera di confronto piuttosto che di denuncia, tradisce una sorta di simpatia nei confronti di un'umanità sempre più incapace di trovare punti di riferimento, di far fronte alle sfide di un'attualità che pare ingestibile. In questo senso, la tenebra che circonda il lavoro svolge una funzione catartica, mette in mostra il proprio dualismo espressivo, costruendo un disco dall'architettura complessa, che anche nel predisporsi a qualche scivolata, illustra una band ancora vitale, bramosa di rilanciarsi uscita dopo uscita.

In un'impalcatura sorretta da sipari d'atmosfera, in cui i Covenant tirano fuori anche inedite soluzioni industrial-ambient (evidenti specialmente nei due interludi senza nome), c'è infatti spazio per notevoli sviate dal canone. In primo luogo, non mancano momenti in cui rallentare il passo e giocare sulla filigrana del futurepop dei tempi che furono, tra una più convenzionale “I Close My Eyes”, con tanto di consueti synth estatici sullo sfondo, seguita da un pezzo già più elusivo e sottile come “Morning Star”, dotato di una composizione minimale ma ricca di delicati dettagli ritmici. Un binomio che si ripresenta sul chiudersi, laddove l'ostinato melodico di “If I Give My Soul”, invero troppo insistito nonostante la bella cadenza Ebm, cede poi il passo alla splendida chiusura di “Summon Your Spirit”, nella quale l'incedere mesto della musica si esprime libero da ogni contributo vocale, gravitando dalle parti di una dark-ambient dai tratti esoterici, in cui è un beat solitario a scandire la lenta progressione del brano. Per un album che non pretende di fornire alcuna risposta, una conclusione così ermetica centra perfettamente il punto.

C'è chi si è lamentato della troppa eterogeneità dei registri espressivi, di chi ha lamentato l'eccessiva brevità dell'album, scandito da un numero esagerato di interludi, viste le undici tracce complessive. Considerando come l'approccio alle nuove sonorità sia tutt'altro che da principianti, e qual è il concept che circonda il nuovo lavoro, sono obiezioni che in realtà lasciano il tempo che trovano. Forse sarebbe stato legittimo aspettarsi un po' meno mestiere nella scrittura, talvolta un po' troppo seduta sul canone medio della band. Anche così, “The Blinding Dark” non registra minimamente un'inversione di percorso per i Covenant: passato il periodo delle club-hit e dei grandi ritornelli, la piena maturità del gruppo non smette di regalare comunque le dovute soddisfazioni.

15/11/2016

Tracklist

  1. Fulwell
  2. I Close My Eyes
  3. Morning Star
  4. Cold Reading
  5. A Rider On A White Horse
  6. Interlude
  7. Dies Irae
  8. Sound Mirrors (Fulwell)
  9. Interlude
  10. If I Give My Soul
  11. Summon Your Spirit


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