Che ceda alle sue inflessioni più antropologiche ed esoteriche, che si diverta a esporsi alle più disparate e impensabili frammentazioni, oppure che confluisca nel cosiddetto neo-eski a suon di incroci con i recenti sommovimenti Uk-bass, quanto nelle ultime stagioni parla in un linguaggio anche solo accostabile a quello del grime finisce con l'acquisire centralità e rilievo pressoché istantanei, come se presente e futuro dell'elettronica gravitassero esclusivamente da queste parti. Esagerazione voluta, ne convengo, è vero però che per capacità di adattamento e attitudine al rinnovamento quanto gravita attorno al succitato universo attualmente ha ben pochi rivali da temere, in una dimostrazione di strapotere creativo che i suoi esponenti, più o meno in vista, spiattellano nero su bianco, senza troppi complimenti.
In questa congerie di producer e personalità, il nome di JT The Goon (nom-de-plume dietro al quale si cela il londinese Joe Taylor, un veterano della scena) è di quelli che, con le dovute attenzioni, potrebbero non soltanto tenere alti gli stendardi del “movimento”, ma rappresentarne parallelamente un'ulteriore evoluzione, il passo in più che non ne sancisca la fine prematura. Già con un buon gruzzolo di pubblicazioni sulla medio-breve durata alle spalle, e collaborazioni di rilievo a mettere in risalto una cifra compositiva di ottima qualità, con “King Triton” le possibilità di una maggiore diffusione si fanno a questo punto alte, e l'emersione di un approccio così libero da schemi e adesioni precostituite potrebbe diventare realtà.
Pulito, preciso nella produzione ai limiti della maniacalità, l'esordio di Taylor avvince non soltanto per una nitidezza di visione che lo porta a investigare ulteriori possibilità di dialogo con mondi altri rispetto al grime, ma anche per una presentazione e dinamiche compositive che ne evidenziano una discreta personalità di elaborazione. Con aperture a sipario, spesso affidate a colpi ad effetto che preannunciano evoluzioni del tutto difformi dall'avvio, i brani del suo album si distaccano dagli apparentamenti sempre più fatali con la bass-music, e al contempo rinunciano a un astrattismo diventato di voga negli ambienti più quotati, per risposare un metodo in superficie meno avventuroso e che invece si apre con entusiasmo a commistioni fresche e pimpanti.
Tra etnicismi pronunciati, mimati con profitto dall'elettronica, inserti pseudo-classici e interessanti pattern ritmici, la proposta di JT The Goon scorre fluida e omogenea, densa di attacchi “melodici” e costruzioni a presa rapida, che nell'economia di un lavoro altrimenti compattissimo sono un elemento da non sottovalutare. Quel che ne risulta, insomma, è un album da prendere in blocco, da cui sarà impresa ardua ritagliare un singolo davvero potente.
Nondimeno “King Triton” sa comunque esprimersi anche sul formato breve con discreta efficacia: se piccole increspature indiane vengono in soccorso di “Winter Sun”, tra i brani più elastici dal punto di vista produttivo, tocchi “folky” a mo' di flauto andino compaiono nelle trame più convulse di “One Legged Warrior” e “Broken Silence”, agili ricami estetici funzionali alla composizione, anche se prevedibilmente lontani dalle riflessioni concettuali di una Elysia Crampton. Taylor non ha poi problemi ad abbassare i bpm e puntare di atmosfera, se le circostanze sono quelle adatte: “50 Days Of May”, per esempio, con quel mood rilassato e i beat a incorniciare qualche vago ectoplasma vocale, ma anche il passo al confine con il dub di “King Arthur”, stacco ipnotico con cui intorbidire i tratti brulicanti della linea principale.
Tratti che sono un po' il trademark dell'intera operazione (e che l'elegante remix di “Twin Warriors”, a cura di un pensatore della scena grime come Rabit, non stempera in alcun modo), ma interpretati con una progettualità e una sapienza che scarta di lato ogni possibile appartenenza e si libra potente, con la forza della sua visione. Con un pizzico di difformità in più, non si avrà problemi a parlare in futuro di JT The Goon come di una stella del settore.
02/02/2016