Matthew Bourne

Moogmemory

2016 (Leaf Label) | elettronica, avanguardia

Che Matthew Bourne fosse un musicista talentuoso e fuori dell’ordinario, era ben noto a chi frequentava i circuiti avantgarde e jazz, ma che il professore del College Music di Leeds coltivasse anche insane passioni per l’elettronica è una delle sorprese più stimolanti per chi, come il sottoscritto, ama le contaminazioni culturali.
Dopo aver incantato, con l'esordio su Leaf Label “Montauk Variations”, evocando personaggi del calibro di Amos Tobin e Nancy Elisabeth, Bourne si spinge oltre i confini della neo-classica abbracciando la rivoluzione elettronica degli anni 70.
Il primo passo è stato compiuto con la complicità di Antoine Schmitt e Franck Vigroux, celebrando il quarantennale di "Radioactivity" dei Kraftwerk con uno straniante remake (“Radioland: Radio-Activity Revisited"), più ardito e interessante il secondo progetto, realizzato con il Lintronics Advanced Memorymoog, un moog modificato dall’ormai leggendario Rudi Linhard (un restauratore di vecchi synthetizer e moog).

Ancora una volta l’approccio di Bourne non è accademico o asettico, il tessuto sonoro è di elevata fattura, la ricerca e la sperimentazione non vanno a scapito della comunicatività e l’ascoltatore viene coinvolto in una geniale situazione creativa.
L’autore si avvale del linguaggio avantgarde, privilegiando il tono descrittivo di Brian Eno alla magniloquenza del progressive o all’esuberanza del jazz-rock.
“Moogmemory” è un'affascinante colonna sonora virtuale, perfetta per landscape monocromatici (“Alex”), o per divagazioni ambient post-moderne (“Somewhere I Have Never Travelled”) il cui fluire crea deliziosi stati d'ipnosi. Ma il vero deliquio lo dona la malevola ed epica mistura di soundtrack alla John Carpenter e oscure timbriche gothic stile Sunn O))) di “On River Edge”.

Il memorymoog ha la particolarità di essere un synth polifonico rivoltato dall’interno verso l’esterno, da qui scaturiscono ampie possibilità tonali, come quelle magniloquenti e altamente suggestive di “Horn And Vellum” (dove emula un organo a canne) o le tentazioni elettro-pop di “Sam”, nonché le rarefazioni timbriche destabilizzanti e oniriche di “Andrew”.
Archiviata la più innovativa e contemporanea Nils” (forse un implicito omaggio a Nils Frahm) e la conclusiva “I Loved Her Madly” (registrata al Marsden Jazz Festival del 2013), resta da sottolineare il fascino unico e irripetibile di "Moogmemory".

(02/04/2016)

  • Tracklist
  1. Somewhere I Have Never Travelled (For Coral Evans)      Alexs
  2. Nils
  3. On Rivock Edge
  4. Sam
  5. Andrew
  6. Horn and Vellum
  7. Daniziel
  8. I Loved Her, Madly






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