Per coincidenza quest'anno il nome degli estinti (?) Pan Sonic e quello di Mika Vainio si sono incrociati nell'annuncio di due pubblicazioni legate al cinema finlandese contemporaneo. È fissata per luglio, infatti, l'uscita "postuma" della colonna sonora firmata dal duo per il documentario "Atomin Paluu" (2015, tr. "il ritorno dell'atomo") dei registi Mika Taanila e Jussi Eerola, i quali osservano gli effetti della notizia di un possibile ricorso all'energia nucleare nella piccola cittadina di Eurajoki.
Al contempo lo stoico Vainio arricchisce il proprio discorso solista con una composizione destinata a "Mannerlaatta" (tr. "zolla tettonica"), lungometraggio dello stesso Taanila, la collaborazione col quale era già stata inaugurata nel 2002 con "Fysikaalinen Rengas" ("A Physical Ring"). In questo caso, però, non si tratta di un intervento di ambientazione collaterale, ma di un vero e proprio dialogo con una materia visiva fortemente astratta e cangiante.
Quello di Taanila è un lavoro di cinema sperimentale che si rifà alle avanguardie francesi degli anni Quaranta, nello specifico al cosiddetto movimento del lettrisme che, prendendo le mosse dai collage surrealisti di Bréton, Tzara e Man Ray, incentrava la propria bizzarra poetica sull'utilizzo non semantico di caratteri e simboli combinati in rapide sequenze di tableaux dove compaiono i testi del poeta Harry Salmenniemi. Rispetto alla pellicola il contributo sonoro di Vainio si pone esattamente sul medesimo livello, come fosse un secondo "rivestimento" atto a contrappuntare il magma di luci e ombre che anima la celluloide.
Oggi possiamo dire di conoscere a fondo il glossario dello sperimentatore di Kuopio che, a seconda del moniker e del tema sviluppato, adotta un certo range espressivo entro le proprie coordinate, idealmente racchiuse fra gli estremi della techno e del noise. Il confronto diretto con l'astrazione visiva di "Mannerlaatta" sembra invece ispirare una maggiore libertà nell'attingere alla tavolozza in scala di grigi, di pari passo con una notevole frammentarietà nello sviluppo delle lunghe tracce. Tra le usuali stoccate glitch e i bordoni massivi divenuti tratto distintivo da "Kesto" in avanti, spesso incontriamo dei pianali di sottile inquietudine dark ambient - come un Ø sottratto alle sue mappature astronomiche - alternati a folate cariche di detriti elettroacustici che si allineano al ritrovato interesse per la scuola INA-GRM di casa eMego (dove Vainio non è certo un estraneo).
Nel complesso uno sforzo assimilabile al minimalismo particellare di "Fe3O4 - Magnetite" - forse tuttora il suo output più radicale - e che alla stessa maniera risulta forse più interessante da una prospettiva "epistemologica" che da quella del prodotto finale, pur sempre scorporato dalla sua controparte visiva.
06/07/2016