Occorre il classico pallottoliere dalle biglie colorate per catalogare numericamente il lavoro del compositore statunitense in venticinque anni di carriera; eppure la musica di Steve Roach ha il potere di non inflazionarsi, e anche stavolta la mente genuina e non corrotta di questo splendido manipolatore della materia acustica riesce a stupirci. Perché è sempre oltre la cortina del prevedibile, un passo al di là dello scontato. Vivendo la composizione come perpetua ricerca, non solo artistica ma anche armonica, eufonica, non cede mai alla tentazione di clonarsi e autocelebrarsi.
Così il nuovo lavoro, ancora una volta alla corte di mr. Rosenthal, “Spiral Revelation”, è una sfida che si compie nell’esplorare una nicchia in controtendenza, in declino eppure ancora piena di potenzialità: l’Intelligence Dance Music, l’Idm, come se il maestro dell’Arizona si ponesse la causa/effetto di rilanciare una sfida nata anni or sono e cresciuta in nicchie di pregio come Timpanik.
Cicli e loop, glitch e spirali vorticiste di suono sono tutte le sicurezze che Roach immette nelle sei tracce del nuovo full-length, con ardore, donando una vita cellulare e molecolare a un sound tendenzialmente algido e artificioso: il tocco dell’artista, la pennellata fine di un pittore espressionista del suono.
In ogni traccia regna un’armonia contemplativa, piccole estasi tipiche di Roach; già con “We Continue”, in apertura d’album, nulla è corrotto, nulla può corrompere un suono cristallino, progressivo nelle mille evoluzioni dei rapporti tra synth ed elaborazione concettuale. Ogni suono è un movimento, la frazione ripartita sul complesso di una suite contemporanea, assai affinata con le concettualità di Philip Glass. Un’opera evoluta, nella quale riscoprire ad ogni ascolto nuove ispirazioni, con passiva estasi.
Tanti i riferimenti al kraut elettronico, frutto anche dell’esperienza trascorsa, una vita dietro a macchine analogiche e digitali: “Primary Phase” risente dei percorsi "ossigenati" di Jean-Michel Jarre, mentre nel finale la title track riserva quasi venti minuti di assoluta bellezza: la corsa, il flusso di elettroni, di globuli bianchi e rossi, il volo migratorio di oche disperse oltre le nubi, banchi di pesce immersi nel blu assoluto del suono, della vita.
In “Spiral Revelation” c’è vita nella musica, musica nella vita, bellezza infinita e passione senza ragione, solo cuore, tanto cuore.
21/01/2017