L’elettro-pop del trio canadese è sempre tinto di folk e gothic, ma questa volta l’inquietudine di fondo è apocalittica, collegata a quel malessere moderno che si chiama incertezza. Sono infatti le teorie di Alex Williams and Nick Srnicek (#ACCELERATE MANIFESTO) il fulcro della rappresentazione musicale post-modernista di “Future Politics”, quello che in realtà avviene è un passaggio di mano: Maya Postepski affida a Katie Stelmanis le sorti del futuro della band.
E’ alquanto singolare la similitudine tra l’ultimo progetto degli Austra e il recente cambio di rotta di Antony Hegarty con il moniker Anohni: sono infatti le atmosfere euro-disco, l’Idm, il glitch e la minimal techno il canovaccio sonoro con il quale la band veicola il proprio messaggio socio-politico empio di rabbia e disperazione (una sinergia artistica in nome del future feminism di Antony?).
Purtroppo anche in questo caso il risultato stride con le premesse creative e lascia l’ascoltatore leggermente confuso. Nonostante i riferimenti siano autorevoli e importanti, i testi rasentano spesso l’ovvietà, contaminando in parte anche la musica.
E’ difficile credere che brani insipidi come “Gaya”, “I Love You More Than You Love Yourself” e “Beyond A Mortal” siano opera dello stesso gruppo che ha scritto delizie sonore come “Home” e “Spellwork”. Anche le prestazioni vocali lasciano un po’ di amaro in bocca, il tono sempre più teatrale di Katie non riesce a svincolarsi dal cliché Bjork-Kate Bush, suonando qualche volta eccessivo e asettico.
Non tutto è perduto, ovviamente: il moderno techno-beat della title track convince, l’affascinante “Angel In Your Eye” ripristina per un attimo il sapiente mix di elettronica e folk degli esordi, “We Were Alive” si tiene abilmente in bilico tra leggerezza e sapienza, e il tono epico di “I’m A Monster” stuzzica.
A restituire speranza e fiducia, a chi aveva individuato nel precedente capitolo “Olympia" uno degli album elettro-pop più promettenti degli ultimi anni, ci prova la raffinata sequenza finale, prima con un brano strumentale (“Deep Thought”) e poi con l’ipnotica “43”; tuttavia “Future Politics” è solo un gradevole album di transizione, incapace di indicare il futuro degli Austra.
(18/02/2017)