Benjamin Griffey, noto ai più come Casper, è un rapper i cui album toccano da qualche anno, con puntualità, i vertici delle classifiche tedesche. Nato in Germania e cresciuto in Georgia negli Stati Uniti, essendo il padre americano, è rientrato in patria all'età di undici anni. I testi autobiografici e intensi ne hanno decretato la popolarità. Il rapper non ha risparmiato alcun particolare: l'infanzia in un campo caravan, gli abusi del patrigno tossicodipendente in seguito alla separazione dal padre, la madre che fugge da quella vita riportandolo in Germania, fino alla difficoltà ad adattarsi fra i suoi coetanei, non conoscendo il tedesco.
Casper non ha mai fatto mistero neanche di andare poco d'accordo coi cliché dell'hip-hop. Pur ascoltando molto rap, preferisce per la sua musica aggirare la strada più semplice. Ecco perché col passare del tempo i suoi dischi si sono sempre più allontanati dal campionamento di brani altrui, e le sue basi, anche quando programmate, sono sempre composizioni inedite. In questa nuova prova anche la programmazione è stata parzialmente messa al guinzaglio, e diversi pezzi sono suonati per intero da musicisti in carne e ossa. Col crescere della popolarità, Casper ha insomma potuto battere sempre maggiormente la strada desiderata.
Tuttavia, finora la sua ambizione appariva un po' compromessa dai suoni perseguiti. Alcuni dei suoi successi maggiori lambivano la dance, per quanto con sonorità mai davvero volgari ("So perfekt"), mentre altrove sembrava di ascoltare i Coldplay più pomposi ("Im Ascheregen"), se non gli Imagine Dragons ("Auf und davon").
Raggiunta una tale fama da non temere ormai il parere dei discografici (è la Sony Music che lo distribuisce), Casper pubblica finalmente, nel settembre 2017, il disco che fa quadrare il cerchio.
"Lang lebe der Tod" è uno degli album rap più duri, creativi e scevri da compromessi che possiate ascoltare di questi tempi. Ogni levigatezza è sparita, il suono è oscuro e sposa finalmente la ruvida potenza dei testi.
Pur avendo debuttato al numero 1 ancora una volta, il disco sta scendendo più velocemente dei suoi predecessori, e non c'è da stupirsene. Si tratta di sonorità difficili da spacciare ai media, persino per un personaggio tanto rinomato. C'è però da giurare che, se ci sarà un suo disco capace di lasciare il segno fra gli appassionati, sarà questo.
Il produttore principale è Markus Ganter, uno dei nomi di punta della scena alternativa tedesca, che aveva già diretto il precedente "Hinterland". Nei quattro anni passati da allora, tuttavia, la visione progettuale di Casper si è espansa.
Così, oltre a sedere in cabina, Ganter suona basso e chitarre, imbastendo saturazioni e graffi di suono che si muovono fra industrial, post-punk e noise-rock. Qualcuno parla anche di post-rock, per via della dichiarata passione di Casper per gli Explosions In The Sky, che appare tuttavia evidente solo nella finale "Flackern, Flimmern", con le chitarre liquide e le improvvise impennate di distorsioni.
"Lang lebe der Tod" alterna un ritornello malinconico a veementi assalti industrial, su cui Casper rappa a briglia sciolta con la sua voce di carta vetrata, rovinata dalla militanza in band hardcore punk in gioventù. Il terzo ritornello, quello di chiusura, è affidato alla voce di Blixa Bargeld, a conferma del sentore apocalittico di quella che dovrebbe essere una canzone sull'amore e sulla passione, ma che si intitola di fatto "Lunga vita alla morte". Scelte indicative del sentimento che attraversa un po' tutta l'opera.
"Alles ist erleuchtet" è ancora un rock industriale, con cori echeggianti e chitarra che disegna linee malinconiche in lontananza. Meno serrato della title track, ma non meno preoccupante: nazionalismo, fobia contro i moti migratori e odio che si espande via internet sono gli argomenti di turno ("Satana non veste Prada, né Primark, ma l'arancione" è un verso che salta all'orecchio anche di chi non mastica il tedesco).
"Kleine Angst" è una cavalcata ariosa, col ritornello affidato al giovane cantante post-punk Drangsal, la cui voce da bel tenebroso contrasta perfettamente la gracchiante declamazione di Casper.
"Lass sie gehen" è uno dei brani più elettronici del lotto, con un testo che critica la pressione dei media sugli artisti famosi e i commenti violenti del pubblico, non ultimo quello della scena rap. Una delle accuse rivolte più spesso all'artista da quei lidi è quella di essere gay, nonostante sia sposato con una modella. Gli risponde nella maniera più eloquente possibile: "I rapper omofobi mi fanno vomitare [...] Non voglio avere niente a che fare con voi". Al brano partecipa John Gourley dei Portugal The Man, che mette in piedi una intensa coda in stile neo-soul.
"Morgellon" ha un'introduzione robotica in stile videogame e un ritornello futurepop che non è poi così lontano dai Vnv Nation, mentre "Wo die wilden Maden graben" torna al post-punk corale e alla batteria pestata.
Impressiona la sequenza di lenti composta da "Deborah" e "Meine Kündigung". La prima esplora i meandri della depressione, con fermoimmagine di vita da reclusi in casa; in sottofondo pochi passi di pianoforte processato, lasciati a risuonare nel vuoto, e orchestrazioni fantasmatiche che aleggiano come polvere. La seconda, più sentimentale, è un bozzetto che alterna chitarra acustica, battiti elettronici e gentili crescendo elettrici, in meno di tre minuti.
Non di ogni brano si trovano facilmente le traduzioni, ma non è un dramma. Come si sarà intuito, "Lang lebe der Tod" non è il classico disco rap in cui viene meno buona parte del godimento una volta che non si capta il testo. È invece un saggio sui generis che mostra un artista a tutto campo, circondato da musicisti capaci, con un risultato tanto lungimirante che si spera possa un giorno fare scuola.
24/10/2017