Grabowski decide di creare una colonna sonora ideale del cortometraggio fotografico francese "La Jetée" del 1962, esempio di cinema sperimentale che sta a metà tra fantascienza, poesia e psicologia, segnato dalla vivissima paura - tipica dell'epoca - di un conflitto atomico. La musica scarna e ripetitiva di Grabowski si adatta bene al racconto psicologico del regista Chris Marker. È una semplicità persino superiore a "Vaev"; un unico brano di quasi trenta minuti caratterizzato da continui, ma sempre uguali a se stessi, impulsi che variano di forza e intensità.
Le variazioni sempre costanti simulano una sorta di respiro, dato dall'incedere dell'organo, vitale ma stanco e affannato; un cullarsi continuo all'interno della tragica ambientazione post-atomica del film, un navigare con la mente tra ceneri e piogge radioattive, sospesi in un limbo a metà tra la fine immanente dell'umanità e i ricordi ancora vividi di una vita felice e di luoghi nei quali, come si evince dal titolo, una volta erano presenti giardini.
Ma nonostante le premesse, "He Remembers There Were Gardens" rimane un piccolo e meritevole esperimento elettroacustico, in parte penalizzato dall'eccessiva ripetitività e dalla lunghezza legata al film più che a effettive variazioni sonore. Tra i meriti di Grabowski non è comunque indifferente la riscoperta di pagine poco note del cinema sperimentale europeo, in particolare quelle pellicole post-atomiche troppo spesso relegate nel cinema di genere.
(22/03/2017)