Francis Harris

Minor Forms

2018 (Scissor & Thread)
ambient-house

Nonostante l'intensa attività produttiva e distributiva di Francis Harris, espressa specialmente attraverso diversi progetti a due che ne hanno incentivato lo stimolo alla diversificazione, era da parecchio tempo che il sensibile musicista statunitense non tornava a lambire i lidi della house-music, “genere” attraverso cui ha licenziato alcuni dei suoi vertici artistici e che ha riletto con spiccata personalità. Fa piacere rivedere quindi il producer tornare a bazzicare quei territori che hanno reso grandi “Leland” e ancora di più il memorabile “Minutes Of Sleep”, anche soltanto nel formato contenuto di un extended-play.
Diviso tra due brani originali e due remix della title track, “Minor Forms” riprende il discorso intavolato dall'album di quattro anni addietro e lo approfondisce ulteriormente, per nuove malinconiche riflessioni che spaziano tra l'atmosfera più pura e una maggiore solidità ritmica, in un abbraccio ricchissimo di quella ricerca emotiva da sempre fiore all'occhiello della proposta di Harris. Ancora una volta, tutta la classe del produttore affiora con una facilità impressionante.

Il senso di continuità rispetto all'estetica brumosa e intensa dei due full-length è evidente, ciò non implica che il percorso prescelto sia quello del ricalco stantio. Nel caso, si assiste se possibile a un'estremizzazione, una ridefinizione di quei tratti che hanno reso estremamente riconoscibili i precedenti lavori. La title track rievoca le stanze della memoria proprie di “You Can Always Leave”, ridimensionando i tocchi house a una mera sequenza di pulsazioni deep, che lasciano però intatta l'essenza dance del brano. Lontani echi jazz persi nel tempo e levigati tratti percussivi spingono ancora più in avanti il dialogo tra atmosfera, strutturazione ritmica e suggestione emotiva, in una delle più struggenti meditazioni ideate da Harris.
“More We Cannot Do” amplifica il senso di rarefazione dando maggiore enfasi a quanto circonda il beat, comunque ben più corposo e strutturato rispetto ai bassi accennati dell'altro inedito: laddove si volesse una conferma del senso della spazialità e dell'ambientazione proprie del musicista, nelle malinconiche foschie che accompagnano il pattern centrale si troverà la riprova desiderata.
I due remix di “Minor Forms”, a cura di un producer caro al Nostro (Valentino Mora, noto in passato come French Fries) tengono conto dell'atmosfera “amniotica” cucita su misura dell'originale, ne stravolgono però del tutto la forma. Dapprima, nell'Underwater Rephase, si intensifica l'aspetto ritmico in una direzione che vira verso lidi technoidi, con strati di battiti a rendere l'aspetto atmosferico quasi un mezzo di contrasto e tensione emotiva, piuttosto che di suggestione ambientale. Tutt'altra la piega presa dal Cosmic Trans Rephase, in cui invece si accentua il versante più emozionale e comunicativo dell'originale, con cadenze se possibile ancor più estatiche e rilassate, con rivoli electro a suggerire anche possibilità melodiche rimaste inespresse: la spinta alla meditazione non poteva essere più delicata e soffusa.

Anche in un formato così contenuto, Francis Harris è quindi capace di dare prova di tutta la propria maestria e la sua personalità realizzativa, nonché del buon criterio nello scegliere chi mette mano sul suo operato. Piacerebbe vederlo tornare su questi lidi più spesso.

21/03/2018

Tracklist

  1. More We Cannot Do
  2. Minor Forms
  3. Minor Forms (Valentino Mora Underwater Rephrase)
  4. Minor Forms (Valentino Mora Cosmic Trans Rephrase)

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