Non che nel 2013 di “Vanishing Point” i Mudhoney fossero particolarmente lieti di come stessero andando le cose, ma – ad ascoltare “Digital Garbage” - quanto è accaduto in giro per il mondo negli ultimi cinque anni pare averli infuriati. E ispirati.
Ce n'è davvero per tutti. Ovviamente ce n'è per la cosiddetta alt right, ma il titolo e la copertina dell’opera numero undici della band di Seattle sono molto chiari: Mark Arm e la sua ciurma di furfanti grunge ce l’hanno soprattutto con la Rete, vera e propria fucina social di ideologie idiote, vacuo edonismo e intolleranze assortite.
Gli attacchi dei Mudhoney brillano per varietà. “Nerve Attack” è un garage brutale e rozzo ispirato da un giro di basso incalzante, “Please Mr. Gunman” ha un finale in pompa magna con Arm che urla isterico tra chitarre striscianti e un pianoforte picchiettante.
Poi c’è, inaspettata, l’ironia demenziale di “Kill Yourself Live”. Cinque divertentissimi minuti di garage psichedelico che storpiano il titolo di una hit dei Queen – “Keep Yourself Alive” – per sfottere l’epidemica vacuità del giovane moderno in perenne ricerca di like sui social network. “Kill yourself live/ Kill yourself live/ Kill yourself live/ Kill yourself live/ Do it for the likes/ Be creative/ Show us what you got/ Make it clean and quick/ Or do it nasty and sick/ Use a filter with bunny ears/ Maybe add some dancing fruit/ Lock yourself in the freezer/ Get naked and peel off your skin!”; a loro modo geniali.
Agitata da un’armonica mefistofelica, “Next Mass Extinction” è una chiusura – se non si considera il mezzo minuto di “Oh Yeah” - apocalittica, ma il suo finale è rilassato e si apre in una melodia ariosa che ne fa sembrare il titolo quasi un augurio.
Qualche riff è buttato lì un po’ col pilota automatico – “Hey Neanderfuck” – e, più in generale, la voglia di aggiornare il proprio suono o aggiungervi qualcosa è praticamente assente, ma è probabilmente meglio così. Se i Mudhoney sono ancora in pista e sono probabilmente gli unici reduci della Seattle grunge ancora capaci di dire qualcosa, e dunque meritevoli di essere ascoltati, è proprio perché si sono sempre limitati a fare solo e soltanto quello che sanno fare. Ne è un'interessante riprova il cupo sludge di “Night And Fog” che, con il suo riff granitico e oscuro, ribalta l’atmosfera giocosa creata dalla precedente “Kill Yourself Live”.
01/10/2018