Dopo aver sfiorato i confini del drone-metal con il precedente “
Ardor” (uscito proprio per la Southern Lord dei
SUNN O)))), portando a compimento un lavoro di scarnificazione e appesantimento del suono inaugurato con “Aur De La”, il trio canadese BIG|BRAVE torna con il nuovo a “A Gaze Among Them”.
La cover dell'album ideata da Robin Wattie – cantante del gruppo, co-autrice anche del videoclip del primo singolo “Sibling” – è priva dell'impenetrabile e granitica oscurità del predecessore e sembra quasi suggerire un'apertura a sonorità più leggere. Tutt'altro: con “A Gaze Among Them” la band mantiene la potenza ma, anziché calibrarla su tempistiche dilatate, preferisce strutture più sostenute e incalzanti. Sicuramente quest'opera è la più consigliata a chi volesse conoscere le gesta e le peculiarità della band, giunta al quarto capitolo dell'interessante discografia.
Potranno piacere o meno, ma non si può negare il fatto che i BIG|BRAVE cerchino il più possibile di suonare unici e allo stesso tempo riconoscibili a ogni uscita, accompagnando tale ricerca sul percorso sonoro più heavy. Partorito nella tranquilla Pawtucket in Rhode Island con Seth Manchester in cabina di regia, i musicisti si caricano sulle spalle tutta l'attenzione e le aspettative generate dopo il devastante “Ardor” e sfoderano altre cinque tracce in cui la performance vocale di Robin Wattie si miscela alla perfezione nel muro di suono dell'altra chitarra di Mathieu Ball e alla batteria di Loel Campbell.
Il lento incedere della prima “Muted Shifting Of Space” è una falsa calma, pronta a scoppiare nel fragore della parte centrale del brano dove batteria, distorsione e l'urlo “You have got to do this” si miscelano in un colpo potente e implacabile. I dieci minuti di “Holding Pattern” sono il punto più importante di “A Gaze Among Them”: una marcia minacciosa costellata da schianti e riff, dove ripetizione e ossessione creano un mix d'impatto. In “Body Individual” gli slanci vocali della Wattie si elevano su una marea oscura fino all'ingresso della batteria, dando il via a un finale in cui si cerca ancora una volta di sfondare il muro del suono. Beati quelli che avranno l'opportunità di constare tale attività dal vivo.
“This Deafening Verity” è la parentesi “quieta” prima del gran finale: “Sibling”. Un torvo inizio di feedback prima del pulsare martellante a cui voce e note si avvinghiano per la composizione dell'ultima vetta sonora. Si chiude così l'ennesima buona prova di una band intenzionata a scuotere ancora fin dal profondo animo – e timpani – dell'ascoltatore. Riuscendoci.
28/05/2019