Non sottovalutare mai il ritorno
verso casa o ciò che chiami tale
Mai una gioia tranne la fermata
prima di Centrale
“Granata” apre il disco come un vero e proprio manifesto programmatico del duo meneghino, con il solito flow sotto una base più solare. Nel verso di Fausto Lama emerge tutta la voglia di camminare dritto verso la meta che – assieme alla compagna California – si sono prefissati, senza però scostarsi dal passato da cui provengono ("Coma Cose è il nome della mia famiglia/ continuo a correre con chi fa miglia/ So da dove vengo non so dove vado/ mio nonno è tropicale quindi ho un avo cado"). Non manca un omaggio alla città di Milano, facile da individuare nella prima strofa (di cui sopra).
Ma ci pensi mai, a noi due, agli sbagli
a chi ci ha preso in giro agli sbalzi d’umore
che ci causano drammi
Che schifo avere vent’anni
però quanto è bello avere paura
la strada è solo una riga di matita
che trucca gli occhi alla pianura
A seguire arriva “Mancarsi”: un'ode dalle tinte più morbide all'ebrezza di provare sulla pelle le paure e non solo. Al farsi travolgere dagli imprevisti, ma anche dai momenti di placida tenerezza. Traccia che fa da contrasto alla successiva “Beach Boys Distorti”: un collage citazionista che in primis si sofferma a omaggiare il sound – ripreso con dei campionamenti - dei Beach Boys. Un brano che spicca per il lato più umbratile e complesso rispetto ai precedenti. Si arriva poi al primo singolo estratto “Via Gola”, una fotografia nitida di via Emilio Gola, zona di Milano nel quartiere Ticinese dove il duo ha vissuto per diversi anni, spesso teatro di disagio, spaccio e criminalità (“Questa notte la mia gola/ è messa peggio di Via Gola”). Un'umanità narrata in una ballata che risulta tra i brani migliori di questo esordio. Un'umanità sepolta dal vetro assieme alle parole: “Davanti l’alba, la luna dietro/ Ti dico i miei segreti ma non senti/ perché portano via il vetro”.
O dammi una lametta che mi taglio le venerdì
Con “A Lametta”, con l'apertura che fa tanto britpop di casa Oasis, si grida la voglia che il fine settimana – con sabato – prenda piede scalzando il venerdì, questo per sconvolgere veramente la propria esistenza presso la Darsena: tra sigarette Pall Mall, bevande, musica tutta da ballare e il nuovo taglio di capelli subito da sfoggiare davanti agli amici.
“S. Sebastiano” è un brano dal mood più malinconico che racconta di anime perdute (e quindi vaganti), di prendere la macchina e tirare dritto (come le frecce di San Sebastiano), di autocitazioni, di valvole di sfogo, e con una (auto)critica delle più sottili al capitalismo sussurrate in un'abile strofa da Fausto: “La critica sociale, la politica/ la povertà, il disagio umano/ Vorrei approfondire ma penso/ che il mio vero nemico sono io/ quando ho un telefono in mano”.
Il ritmo si fa più incalzante con “Mariachidi” che, tra le citazioni pop che si fanno più frequenti, si fa avanti come un vero e proprio dissing - e al vetriolo - contro l'invidia provata nei loro confronti e verso chi decide di trattare argomenti futili nelle proprie canzoni. “Squali” è l'anticamera dell'ultimo brano che sarà “Intro”: due tracce capaci di tessere una linea melodica a tratti lisergica. La prima tira le somme su cosa sono oggi Fausto e Lama in un mare di cemento. “Intro” vale come un congedo, oppure come un nuovo inizio? Qui la voglia di ricominciare il disco – partendo alla rovescia da questa traccia – è comprensibile, un po' come il rimettersi in gioco del duo pop-rap, perché “Comunque vada l’inizio/ alla fine saremo solo io e te/ con i nostri mostri e sentimenti”.
E i bicchieri abbandonati
sanno come ci si sente
Ad essere come diamanti
Invisibili alla gente
L'estratto dal brano culto “Post Concerto” anticipava le linee guida di “Hype aura”, esordio abile nell'incastrare rime in una metrica puramente rap che flirta con l'estetica pop. L'album mette a fuoco la città di Milano, in cui gli stessi Fausto Lama e California vivono e frequentano con gli occhi del poeta. La fila di citazioni pop, che va da Dylan Dog a Kanye West (arrivando al più sacro Jodorowsky), accompagna il continuo flusso di coscienza degli artisti di zona Ticinese. Un disco che non rincorre le mode e gli stilemi delle canzoni radio friendly, ma con la voglia genuina di conquistare chiunque con il groove metropolitano. Coma Cose è tra i progetti più interessanti di cui sentiremo parlare nei prossimi mesi, e che continueremo ad ascoltare.
27/03/2019