Se mai dovessi mandare un messaggio nello spazio, sono sicuro che allegherei al tutto un disco (o un file) di
Jane Weaver. Senza alcun dubbio la moderna cosmologia musicale elaborata nel corso dell’ultimo ventennio dall’artista inglese è una delle intuizioni artistiche contemporanee più importanti.
La musica di Weaver è un punto d’incontro tra varie forme d’arte: pittura, arte visuale, cinema e ora anche la cultura
fantasy. Non a caso per l’esordio del nuovo progetto denominato Fenella (in omaggio all’attrice Fenella Fielding, famosa per i ruoli di
femme fatale o vampira) la Weaver prende ispirazione da un classico film
cult d’animazione d’origine ungherese, ovvero “Fehérlófia (Son Of The White Mare)”, reinventandone l'ambientazione musicale con un elegante e algido tessuto di synth e arpeggi elettronici.
A tal scopo, l'autrice si è trasferita nel Nord della Scozia con l’aiuto dei fidi Peter Philipson e Raz Ullah per catturare la ruvida e straniante bellezza di quei luoghi, dalla quale elaborare infine la perfetta colonna sonora per le visionarie immagini del film animato di Marcell Jankovic.
E’ un’elettronica pulsante (“Battle”), cruda e aspra al punto da duellare con il suono di chitarre affilate e taglienti (“Rock Creature”, “Occurring In Waves”). Sono spesso tracce brevi meno ruffiane e compiacenti delle nitide pagine di folktronica alle quali ci aveva abituato l’artista (“Triangular Journey”, “Truly Seduced”, “The Specatacle”), spesso funzionali alle immagini del film al punto da seguirne gli umori (l’eterea “Echo Chamber Of Your Heart” e la minimale “Bright Curse”).
C’è spazio anche per qualche brano più pop, in “Fenella”, attimi di sublimazione in chiave dream-pop che risvegliano gli ardori dei
Cocteau Twins (“Strength In Air”) o le influenze della musica cosmica tedesca (“The Seed”).
L’irrequieto flusso armonico dell’album è in alcuni frangenti molto affine alla magica e ariosa
combine di
Fripp &
Eno, che marchiò a fuoco alcune delle più belle pagine del rock sperimentale dei tardi anni 80. Un’autentica fiera dell’immaginazione sonora rintracciabile nello splendore psichedelico di “Shard Of Glass”, nel gioco di specchi di “Transfiguration Into One” e nell’ascetico mantra di “Gilded Griffin”: tre ulteriori tasselli di un puzzle musicale che abbraccia sperimentazione, innovazione e cultura popolare con una lucidità che forse non sarà gratificata dal pubblico, ma la cui forza visiva e sonora resterà per sempre un punto di riferimento per questo ultimo ventennio.
10/12/2019