Deve vigere un'estate permanente, dalle parti di casa McFarlane e soci. Deve splendere un sole accecante e soffiare una brezza leggera, sufficiente a scacciare la calura, con lo sciabordio delle onde come commento sonoro e i cocktail a scorrere come fiumi. Solo in una condizione simile è possibile sbagliare così clamorosamente le tempistiche e approdare ad agosto inoltrato per pubblicare un album come “Inflorescent”, il tanto atteso successore di quel “Pala” che già vide sterzare i Friendly Fires alla volta di un fresco sound dance-pop. Anche a non essere ascoltatori meteoropatici, già i diversi singoli estratti dall'album raccontavano infatti l'esigenza di una sua uscita tale da accompagnare i primi caldi, al fine di fare della raccolta il perfetto summer-record.
Pur con una simile cantonata, il terzo full-length del terzetto di St. Albans si rivela ascolto agile e avvolgente, sotto certi versi una radicalizzazione dell'estetica danzereccia delle precedenti prove, nella direzione di un prodotto sfacciatamente ballabile, che fa di house, nu-disco di inizio millennio e tropicalismi assortiti i propri fari guida, rinunciando a ogni tentazione indietronica. Per quanto l'estate si stia avviando a conclusione, quest'album può contribuire a prolungarne l'aroma.
Sin dalle prime battute, infatti, rimaniamo invischiati in un oceano di sensualità, in quella sorta di affresco acquatico che è “Can’t Wait Forever”, permeato da una bolla di phaser che sortisce gli stessi effetti di una doccia gelata dopo una tremenda giornata di afa. “Heaven Let Me In” (secondo singolo, ormai risalente al novembre scorso) è un concentrato esplosivo di pulsioni house e dance (nel migliore contributo produttivo dei Disclosure dai tempi del loro esordio) che riflettono - come nel video ufficiale - le ossessioni festaiole e pre-after della band inglese, ancora una volta devota alla moltiplicazione del ritmo, al fluire ammaliante di note e sample tirati a lucido per l’occasione.
Il grande ritorno era però avvenuto 14 mesi fa con “Love Like Waves”, singolo iniziatico sorretto da un basso propulsivo quasi post-funk e da una pioggia di synth che tappezza e armonizza il brano. E se “Sleeptalking” mima bene la stagione Uk-bass di inizio decennio, è in “Lack Of Love” che le esigenze elettroniche del gruppo fluiscono in maniera vorticosa; il synth-bass che avvolge il brano indirizza le tastiere estatiche e la chitarrina sghemba di alcuni segmenti verso sentori fieramente deep-house, ma con tratti decisamente più acidi di quanto in passato il trio ci aveva abituato. Un altro piccolo gioiellino è “Almost Midnight”, uptempo-uragano ancora una volta denso di soluzioni sonore che dalla tech-house alla nu-disco attraversano completamente il leit-motiv musicale di “Inflorescent”.
Al netto di qualche concessione un po' facilona a un assolato tropical-pop da bagnasciuga (“Kiss And Rewind”), la transizione sonora dei Friendly Fires a un contesto puramente dance convince e coinvolge, in una sequenza di brani che riescono a mantenere intatti i cardini espressivi del terzetto. Il passaggio ai primi freddi autunnali non poteva avvalersi di un compagno più fidato.
29/08/2019