Jad Fair deve aver trovato l’elisir di lunga vita, o almeno deve crederci, visto che persevera in stravaganti esternazioni pop-punk su amore, vampiri, scimmie e strane creature, come se fosse un eterno adolescente. Il diciottesimo album degli Half Japanese è infatti fresco e avvincente come un'opera prima, privo di quello scetticismo che spesso accompagna l’avvento della maturità.
Ovviamente le trame sovversive di "1/2 Gentlemen/ Not Beast" si sono ammorbidite, le canzoni sono sempre più affabili, l’effetto sorpresa è definitivamente scomparso, ma in quanto a freschezza e impertinenza Jad Fair non ha molti rivali tra i suoi coevi.
Sarà colpa o merito di una line-up finalmente stabile (John Sluggett, Mick Hobbs, Jason Willett e Gilles-Vincent Rieder) e di una piacevole eccentricità dai contorni sempre più familiari, se anche “Invincible” non tradisce le attese, grazie a quindici bozzetti intercambiabili che giocano con i fantasmi del post-punk-pop (“Swept Away”, “Forever In My Heart”), accennando qualche sparuta pausa dal tono armonico più ponderato (“What Are You Gonna Do?”, “It Has Me”).
Un lieve senso di paranoia ancora agita le corde vocali di Jad Fair, mentre sghembe melodie dai stralunati contorni onirici (“The Puppet People”) e oscure reminescenze gothic (“Return Of The Vampire”) si mescolano con tempi ritmici ska-punk (“Or Ever Will”, “The Walking Dead”), e una serie di piacevoli corollari (l’agile pop di “No More” e il simil-blues di “No Wonder”).
“Invincible” è un disco che apparentemente non aggiunge né toglie al loro repertorio, ma fino a quando gli Half Japanese sfodereranno brani ricchi di emozioni come la title track o geniali reinvenzioni dei mitici Modern Lovers (“Indestructable”), sarà sempre stimolante ritornare a frequentare questi lidi.
28/03/2019