Una volta che è stato immaginato, costruito e infine animato, perché non fare in modo che anche altre persone possano visitare il tuo piccolo/grande mondo di fantasia, per osservarlo da vicino e poter contribuire alla sua storia? Dev'essere stato questo il motivo che ha condotto Iglooghost, tra i più originali producer degli ultimi anni, a unire le forze col coinquilino e collega Kai Whiston e con la electro-autrice BABii, in quello che a tutti gli effetti è uno sforzo a sei mani, la sintesi collettiva di tre menti dalle finalità affini ma dagli esiti tutt'altro che identici. Frutto dell'unione tra il caramelloso e schizofrenico universo wonky-glitch del primo, l'oscura ricerca bass del secondo e le evoluzioni art-electro della terza, “XYZ” (prima uscita per la neo-fondata Gloo) è progetto che prosegue sull'incontenibile falsariga già pienamente sbocciata nel percorso solista di Iglooghost, mediata attraverso un approccio più melodico e una ricerca sonora maggiormente focalizzata sulla coesione che sulla creatività a briglia sciolta. Anche così, restano comunque passaggi realmente impressionanti.
Conciso (neanche mezz'ora di durata) e denso come nella migliore tradizione del producer, il disco scorre esplosivo, pieno di fraseggi intricati e pattern deflagranti, con cui descrivere ancora una volta un universo iperattivo, in perenne trasformazione. Le ingerenze dei due collaboratori qui chiamati riescono però da un lato a mitigare l'attitudine sovreccitata di Iglooghost (i bassi propulsivi di Whiston aggiungono una profondità insolita agli schizzi sintetici del sodale), dall'altro a spingerlo verso territori pop con una convinzione mai esibita prima d'ora. Certo, permangono i cambi prepotenti di pitch e i testi totalmente inintelligibili, eppure mai come ora il trattamento riservato alla voce e la spazialità dell'intreccio sonoro (evidente nelle pause e ripartenze che frammentano gli stacchi electro di “Lockii”) parlano di un producer disposto ad “addolcirsi”, a cedere il passo a vie di comunicazione più malleabili, dirette, che possano ibridarsi anche con i meccanismi della forma-canzone.
Se quindi tra poderose staffilate industriali (“Teef Chizzel”), bordature urbane (il passo hip-hop, opportunamente metallizzato, di “Maü Shit) riescono a trapelare anche momenti di distensione onirica (per gentile concessione di BABii) è tanto di guadagnato per l'espansione del già ricco patrimonio espressivo messo in comune dal terzetto.
È proprio un peccato che “XYZ” duri così poco, che non venga dato adito a un maggiore approfondimento delle potenzialità di questo avvincente trinomio elettronico. Anche così, c'è sicuramente diverso materiale da cui lasciarsi stuzzicare; la speranza però è che questa non sia l'unica visione apprezzabile dell'agitato universo sviluppato dai tre.
30/10/2019