Rotting Christ

The Heretics

2019 (Season Of Mist)
atmospheric black-metal

I greci Rotting Christ sono, ormai da trent'anni, un monumento del metal europeo con particolare riferimento al sud Europa, regione solitamente meno affine a suoni tanto estremi più facilmente accostabili ai paesi del nord. Trent’anni di una carriera praticamente impeccabile, con svolte e cambi di formazione che non hanno mai intaccato la coerenza del progetto degli inossidabili fratelli Sakis e Themis Tolis. Black metal senz’altro, ma cangiante negli anni, divenuto sempre più atmosferico fino alla definizione di atmospheric dark metal, nome che chiarisce il nuovo corso del quartetto greco. Il precedente “Rituals” (2016) era un Lp praticamente perfetto, allo stesso tempo violento e monolitico, atmosferico e imponente, che passava da riff rapidi a momenti di stasi inquietante. Un perfetto esempio di messa (satanica) metal che li pone a livelli difficilmente raggiungibili dalla maggioranza delle band delle numerose scene del metal estremo.

Non era facile ripetersi, ma il nuovo “The Heretics” prosegue sulla strada iniziata nel 2010 con “Aealo”, album che vedeva persino la partecipazione della celeberrima Diamanda Galás. Opera d'arte all'interno dell'album è anche la fantastica cover dell'artista greco Maximos Manolis, che disegna un innocente eretico bruciato vivo da religiosi senza pietà, tra cui spicca un cristo mummificato e un demone inginocchiato intento ad alimentare le fiamme. Non è un caso che l’eretico della cover abbia le sembianze di un filosofo greco, quindi simbolo del mondo precristiano cancellato dall’avvento del cristianesimo. I riferimenti religiosi sono come sempre immancabili, come anche le continue citazioni letterarie (Dostoevskij, Edgar Allan Poe, Nietzsche e Mark Twain). Sakis Tolis è sempre capace di trasformare il caos in rituale, di assumere contemporaneamente le vesti di cantante metal e di cerimoniere di sacrifici satanici, di coniugare la potenza di una chitarra distorta con atmosfere liturgiche, la solennità quasi cinematica di riff lenti e monolitici con tematiche black metal.

L’inizio è subito tipicamente Rotting Christ. In “In The Name Of God” Sakis recita ancora il ruolo di sciamano che declama invocazioni demoniache, con ritmo martellante ma allo tempo stesso accompagnato da dialoghi rituali e macabri venti elettronici. “Vetry Zlye” è decisamente più melodica e condivide la voce di Sakis con quella della cantante russa Irina Zybina. “Heaven And Hell And Fire” ritorna ai riff monolitici e ad atmosfere da messa nera. “Hallowed Be Thy Name” omaggia nel titolo il classico degli Iron Maiden, ma è totalmente diversa nella struttura. Lenta e dal passo fiero, è un nuovo inno del rinnovato corso dei Rotting Christ. La loro ambizione non si ferma qui ma giunge a scomodare il “Requiem” di Mozart in “Dies Irae”, versione metal del capolavoro del compositore austriaco.

“I Believe” conferma ancora una volta la ricercatezza e la maturità delle composizioni; in un massiccio muro di suono con pochissimi accordi ripetuti, Sakis si inserisce leggendo in greco “L’ultima tentazione di Cristo” dello scrittore cretese Nikos Kazantzakis. “Fire, God And Fear” ritorna a riff metal citando stavolta Voltaire.
“Voices Of The Universe” ha come tema una delle religioni più antiche, lo Zoroastrismo. E’ ancora un’inquietante liturgia metal che cita il filosofo tedesco Nietzsche, cantata in tre lingue (arabo, latino e inglese). In “The Raven” Sakis legge Edgar Allan Poe, mentre in “The New Messiah” urla l’angoscia del pensiero che attanaglia i credenti di tutte le religioni, quella di un’apocalisse imminente e dell’arrivo di un messia salvatore, angoscia da cui solo gli atei sono liberi. Chiudono la coinvolgente “The Sons Of Hell”, perfetta per le esibizioni live, e la violenta “Phobos”.

01/03/2019

Tracklist

  1. In The Name Of God
  2. Vetry Zlye (ВЕТРЫ ЗЛЫЕ)
  3. Heaven & Hell & Fire
  4. Hallowed Be Thy Name
  5. Dies Irae
  6. I Believe (ΠΙΣΤΕΥΩ)
  7. Fire God And Fear
  8. The Voice Of The Universe
  9. The New Messiah
  10. The Raven
  11. The Sons Of Hell
  12. Phobos




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