Quando si parla di black metal, il primo pensiero va sicuramente ai pionieri dei paesi scandinavi e alle band della seconda ondata, antesignani di un modo totalmente nuovo di intendere quell'universo sonoro. Quelle band (Mayhem, Darkthrone, Immortal ecc.) hanno dettato le coordinate principali del genere, dallo stile musicale alle tematiche sino alla creazione di un’estetica tipicamente black. Ma il black metal, come prevedibile, ha ben presto ampliato i propri orizzonti geografici grazie a una lunghissima serie di epigoni che hanno arricchito il movimento contaminandosi praticamente con tutto e dando il via a una serie di scene nazionali provenienti da ogni parte del mondo. Tra queste, la scena sud-europea o mediterranea ha dato alla luce (o in questo caso all’oscurità) una serie di band fondamentali - come i primi Moonspell, gli italiani Inchiuvatu, gli ellenici Rotting Christ, Varathron e Necromantia.
I Rotting Christ, in particolare, sono considerati la band principale, nonché capostipite, di tutto il black metal greco, riconoscimento meritato grazie a una serie di lavori sorprendenti e a una coerenza maniacale, come vedremo, ormai trentennale. La band dei fratelli Tolis ha avuto la capacità di creare una versione originale di black metal meno brutale rispetto a quello delle band scandinave, che contiene in sé elevatissime dosi di altri sottogeneri del metal, soprattutto thrash inizialmente, epic e gothic metal successivamente. La cosa stupefacente è che, nonostante i numerosi album dati alle stampe, la qualità della band si è sempre mantenuta su buoni livelli, passando dai primi capolavori ad album sempre almeno sufficienti. Ogni lavoro diventa una messa nera da celebrare ad ogni nuovo ascolto.
I primi anniQuesta alchimia riesce alla perfezione nei primi due album - Thy Mighty Contract (1993) e Non Serviam (1994) - che potrebbero essere, con una produzione differente, dischi di primissimo piano di scene molto diverse tra loro, thrash, epic, power o gothic metal. Il cantante e chitarrista Sakis Tolis è la mente creativa della band, autore della musica e dei testi, capace di scrivere riff innovativi e, soprattutto nei primi album, composizioni elaborate ai limiti del prog-metal, quasi una versione black dei primi Metallica.
La filosofia dei Rotting Christ è profondamente anticristiana e filo-pagana come gran parte delle band black metal, e in questo Sakis Tolis non avrà mai cedimenti. Il Cristianesimo è ritenuto la causa dell'allontanamento dell’uomo dalla natura e dalla sua più profonda essenza: il ritorno auspicato al paganesimo è quindi un avvicinamento alla spiritualità e alla filosofia greca, vittima insieme a tutte le culture precristiane, del monoteismo cristiano. Insomma, la scelta anticristiana della band è assolutamente ragionata e sincera, senza alcun fine provocatorio. Emblema di questa filosofia è il nome stesso del gruppo, che provocherà infiniti problemi a causa delle proteste di associazioni cattoliche con concerti annullati, sit-in e interventi della polizia (l'ultimo episodio è accaduto proprio a Milano il 9 aprile 2025 durante il tour "The Unholy Trinity" con i Behemoth e i Satyricon con tanto di petizione per bloccare l’esibizione e finto esorcista fuori dall’Alcatraz). Clamoroso il caso del 2005 in Grecia, quando Dave Mustaine dei Megadeth si rifiutò di suonare con i Rotting Christ obbligando la band di Sakis Tolis ad annullare due date.
Qualcosa di simile accadde in Sud Africa nel 2016 dove la band fu costretta a suonare con un altro nome al Witchfest di Johannesburg. Ancor più clamoroso l’episodio del 2018 in Georgia dove i fratelli Tolis furono persino arrestati.
Ma queste assurde vicissitudini, promosse anche da un emblema del metal come Dave Mustaine (che forse non ha ben capito che quella dei Rotting Christ è una delle filosofie fondanti del genere), non hanno impedito alla band greca di intraprendere una carriera invidiabile, avviata a partire dall'unione di tre musicisti adolescenti: Tolis Sakis alla chitarra e voce, il fratello minore Themis alla batteria e Jim Patsouris al basso.
Il primo nome della band è Black Church, almeno sino al 1987, anno in cui trovano il marchio che li renderà celebri nel mondo del metal oscuro: nascono i Rotting Christ. Le prime registrazioni sono Satanas Tedeum (1989), un demo ancora decisamente acerbo (il trio è formato interamente da minorenni). Ad ogni modo vengono notati dall’etichetta greca Decapitated Records con la quale pubblicano un primo Ep Passage To Arcturo (1991), lavoro penalizzato da una registrazione non professionale, ma che fa comunque intravedere qualche segnale del futuro prossimo.
I capolavori black-metalDopo che il loro nome inizia a girare sempre più nel sottobosco del metal estremo, vengono contattati dalla Deathlike Silence Production di Euronymous. I noti fatti di cronaca (il suo omicidio il 10 agosto 1993 ad opera di Varg Vikernes, alias Burzum) li spingono a cambiare e ad accasarsi temporanenamente con l'etichetta francese Osmose Production.
Il vero esordio avviene quindi con Thy Mighty Contract (1993), album clamoroso, con dieci brani che diventano altrettanti capolavori del black metal tutto.
La cover dice già tutto: tre uomini crocifissi in primo piano e sullo sfondo un caprone con un pentacolo sulla fronte. La tecnica della band è superiore alla media delle altre formazioni della stessa scena e si percepisce chiaramente che le chitarre potrebbero suonare senza difficoltà in album thrash come in uno epic o in un album di heavy metal classico, semplicemente con qualche ritocco nella produzione. Le variazioni continue di “Trasform All Suffering Into Plague” sono degne dei primi album dei Metallica, come anche “Fgmenth, Thy Gift”, che si pone a livelli quasi prog-metal a livello di complessità di scrittura.
La musica dei fratelli Salis non punta (quasi) mai sulla velocità eccessiva, ma sull’atmosfera e sulla tecnica, con brevi intrusioni di synth a ricucire i riff delle chitarre. Qualsiasi band metal farebbe carte false per aver nella sua discografia un riff come quello di "Dive The Deepest Abyss”, ma lo stesso potrebbe dirsi di perle come “The Fourth Knight Of Revelation” o “His Sleeping Majesty”. Tra Celtic Frost, Venom, Bathory e tanti altri, i Rotting Christ creano uno stile che contiene tantissime influenze pur essendo sempre riconoscibile. Il 1993 è l’anno del "Fuck Christ Tour" insieme a Immortal e Blasphemy, tour che prevedibilmente scatena montagne di polemiche. Dopo una pietra miliare così iconica che diventa un must per tutte le nuove band metal degli anni Novanta, ripetersi sembrerebbe quasi impossibile, ma i fratelli Salis ci riescono. Passati all'etichetta greca Unisound Records pubblicano Non Serviam (1994), secondo capolavoro, che segue la strada dell’esordio. “Non serviam” ("Non servirò") è la frase latina che si trova nel “Paradiso perduto” di John Milton, attribuita a Lucifero, che esprime il suo rifiuto di servire Dio nel regno dei cieli. Sempre nella stessa opera, Milton attribuisce a Lucifero quest'altra frase “Meglio regnare all'Inferno, che servire in Paradiso”. Nell’Antico testamento il profeta Geremia utilizza la locuzione "Non serviam" per condannare gli ebrei che rifiutano il dominio di Dio. Non Serviam diventa quindi il titolo perfetto che racchiude in sé la filosofia della band e diviene anche, insieme al primo, l’album manifesto del black metal greco.
La title track è esemplificativa con un riff semplice, non troppo veloce, tastiera a creare uno sfondo funzionale al tema e continue variazioni all’interno del brano, cavalcate di basso e chitarra, suono di grancassa e molto altro. “Wolfera The Jackal” è un capolavoro di originalità black metal, con continui accelerazioni e decelerazioni ormai entrate nella storia del genere. I brani manifesto del metal greco non si contano, da "The Fifth Illusion" a “Morality Of A Dark Age".
Non Serviam è il secondo (e probabilmente ultimo) capolavoro autentico della band dei fratelli Solis.
Dopo due dischi così, è praticamente impossibile mantenere le aspettative e in effetti le cose iniziano a cambiare, ma la qualità dei Rotting Christ resta comunque sempre oltre la media e non subirà mai cadute clamorose.
Triarchy Of The Lost Lovers (1996) segna un nuovo cambio di etichetta, attraverso il passaggio alla Century Media, con cui inizia un sodalizio che dura per ben sei album. Questo terzo lavoro ha chiari segni di continuità con i due dischi precedenti, ma non contiene brani memorabili, come se si trattasse di una raccolta di pezzi scartati negli anni passati. Pur essendo evidente lo stile legato agli esordi, iniziano piccoli segni di cambiamento, con una minore aggressività, ritmi più lenti, sonorità meno black e un’iniziale svolta verso il gothic metal che sarà più evidente negli anni successivi. Lavoro di transizione quindi, ma con alcuni brani come “King Of A Stellar War”, “Archon” e “The Opposite Bank” che diventano dei classici della loro discografia.
La svolta gothLa vera prima svolta avviene però col successivo A Dead Poem (1997), con la produzione di Xy (il tastierista dei Samael), una registrazione più professionale e una influenza gothic metal decisamente superiore, che fa intravedere parte del futuro della band. Non è un caso che, dopo il precedente tour con Samael e Moonspell, Fernando Ribeiro, membro di questi ultimi, collabori nel bellissimo brano “Among Two Storms”, con riff in stile Van Halen e melodia da hit potenziale (con una produzione differente sarebbe potuto diventare un tormentone da stadio per qualsiasi band metal di successo). Notevole il tentativo di avventurarsi in nuovi terreni come nella title track che ha un’intro tipicamente post-rock che viene interrotta da un riff monolitico di Sakis. Anche tracce come "Sorrowfull Farewell" e "Out Of Spirits" sorprendono per la facilità di Sakis di scrivere brani che restano subito nella memoria. Le tastiere dark di "As If By Magic" anticipano il finale, un trittico in pure stile goth che va dalla strumentale "Ten Miles High" - quasi un incrocio tra Cure e Type O Negative - alle due dark ballad finali "Between Times" e "Ira Incensus", che risentono chiaramente delle influenze dei Moonspell. Un’evoluzione che non sarebbe mai stata possibile nei primi album.
Questo percorso si consolida in Sleep Of The Angels (1999), Lp ormai esclusivamente gothic, con ampissime dosi darkwave, sia nel canto di Sakis che nelle sonorità proposte. E’ il secondo disco prodotto da Xy dei Samael e si sente, in particolare nella doppietta dark degna dei Fields Of The Nephilim, “Cold Colours” e “After Dark I Feel”. In particolare, quest’ultima segna probabilmente l'apice della fase goth della band greca. Sakis alterna due registri vocali risultando sempre credibile, proseguendo la sua virata verso le sonorità di band come i Tiamat o i Moonspell. Brani come “Imaginary Zone” e “Thine Is The Kingdom” lo dimostrano chiaramente.
I riff metal non mancano ovviamente (“Delusions”, “Victoriatus”), ma la produzione ne cambia radicalmente il contesto, facendoli sembrare solo delle rimembranze di un passato black ormai lontano. Nel frattempo ammiccano ai Rammstein nel brano “Der Perfekte Traum”, a quanto pare proprio scritto per essere cantato da Till Lindemann.
Il ritorno alle originiDopo la svolta goth, i Rotting Christ decidono di fare un passo indietro e cercano di rievocare le messe nere black-metal degli esordi. Questo cambiamento dura per almeno tre Lp ed è caratterizzato da un'ambiguità di fondo tra le due fasi, che rende questi anni meno creativi rispetto ai periodi migliori, seppur in questi tre lavori vi sia comunque molto da salvare. Questa scelta nasce dopo un periodo difficile in cui vengono persino nominati in un comizio durante le primarie repubblicane presidenziali degli Stati Uniti del 2000 dal candidato conservatore cristiano Gary Bauer, che li accusa di essere "anticattolici" e quindi da bandire dagli States. Nello stesso anno sono costretti a cancellare il tour sudamericano perché il loro manager li abbandona, spaventato dalle innumerevoli pressioni ricevute.
Ad ogni modo, la band si rifugia in Svezia alla ricerca di pace e registra Khronos (2000), che si rivela un buon album, seppur lontano dai primi capolavori. Il cambio di produzione, stavolta nelle mani del musicista e produttore svedese Peter Tägtgren, fondatore degli Hypocrisy, fa avvicinare la band alla violenza delle origini senza trascurare le recenti evoluzioni. "If It Ends Tomorrow", con le sue chitarre epiche, preannuncia i Rotting Christ più recenti, mentre “Thou Art Blind” con un’intro oscura e la mitragliata di chitarra successiva fa quasi paura.
"Aeternatus" sembra quasi una versione aggiornata di “Non Serviam”, come anche "My Sacred Path", eccellente brano che ogni band metal, di qualsiasi sottogenere, vorrebbe avere nella sua discografia.
Interessante l'inizio di "Fateless" che ricorda i Tool e la cover di "Lucifer Over London" dei Current 93. In chiusura, spiccano gli undici minuti di "Glory Of Sadness" (il brano più lungo dei Rotting Christ), quasi una suite black metal con ghost track finale dark.
Dopo il consueto tour, i nostri tornano con Genesis (2002), Lp sulla scia del precedente che dà la sensazione di ripetersi inutilmente, nonostante non manchino i brani piacevoli, come, ad esempio, l'adrenalinica “Daemons”. Quando la band cerca soluzioni lievemente alternative, non sembra abbastanza convincente (“Release Me”). Per il resto si alternano brani black ad altri più speed, ma in fin dei conti sembra l'inizio di una crisi di creatività.
Sanctus Diavolos (2004) accentua l’aggressività con un suono più violento e grezzo ed è fondamentalmente un concept sulla figura di Lucifero, che odora di zolfo dal primo all’ultimo brano. Si alternano violenze estreme black metal (“Visions Of A Blind Order”) ai primi cori femminili da sabba, a metà tra sound epico e messa nera che possono ricordare i cori satanici di “Ave Satani” del celebre film “Omen” (“Thy Wings Thy Horns Thy Sin”).
I riff industrial di “Tyrannical” e soprattutto la vera celebrazione nera di “Sanctimonius”, con un coro ritual darkwave che sarebbe stato benissimo in “Eyes Wide Shut”, testimoniano il tentativo positivo di cambiare. La band greca sa anche riproporre cavalcate speed che farebbero la felicità di qualsiasi band thrash (“Serve In Heaven”, “Athanati Este”). Merita un commento ad hoc la title track finale. Sarebbe stato lecito immaginarsi una violenta aggressione di chitarre con inno da urlare nei concerti e invece Sakis scrive un brano atmosferico con percussioni che cambia solo dopo la metà col solito riff perfetto e cori da musica religiosa, seppur profondamente nera.
Dave Mustaine vs Sakis Tolis
Proprio durante il tour di Sanctus Diavolos avviene il triste episodio con Dave Mustaine, il leader dei Megadeth. Da pochi anni Mustaine si è convertito al Cristianesimo seguendo la chiesa dei Cristiani Rinati, di conseguenza quando, nel giugno del 2005, sa di dover suonare in un festival in Grecia insieme ai Rotting Christ, pone un ultimatum all’organizzazione: o i Megadeth o i Rotting Christ. Gli organizzatori sono con le spalle al muro e sono costretti a seguire la locuzione latina "Ubi maior minor cessat". I Rotting Christ cancellano le date di Atene del 16 giugno 2005 e di Salonicco del giorno successivo.
Salis emette un comunicato che recita così:
Sfortunatamente ci troviamo nella posizione di dover cancellare la nostra apparizione a due importanti festival a causa del nostro nome. Un nome che esprime la nostra opposizione verso ogni tipo di religione, un nome che si oppone a certe false visioni di una pace eterna, un nome che è un pugno verso le basi della nostra ipocrita e conservatrice società. Purtroppo il medioevo continua a essere ben presente anche nel nuovo millennio, ma il metal deve supportare la libertà di pensiero, come del resto ha sempre fatto dalla sua nascita
Una nuova fase epica e la mitologia greca
Sakis e Tolis cambiano di nuovo e porgono lo sguardo alla mitologia pagana greca, vista come vera radice della cultura occidentale, ovviamente sempre in funzione anti-cristiana. Accasatisi con l'etichetta francese Season Of Mist, pubblicano Theogonia (2007), album ovviamente dedicato al libro di Esiodo, sorta di Bibbia pagana che spiega la nascita del mondo e degli dei.
Theogonia segna una svolta epica che persiste ancora dopo vari anni, in particolare visibile in alcuni brani, come, ad esempio, il riff di “Threnody” che ricorda album più recenti. Si parte dal caos originario con “Xaoeteneto (The Sign Of Prime Creation)” per proseguire con una serie di composizioni veloci, violente ed epiche come mai prima d’ora.
Dall’oscura “Enuma Elish” al funambolico assolo di “He, The Aethyr”, tutto fa prevedere una nuova entusiasmante serie di concerti: spiccherà, in particolare, il “Lucifer Over America Tour 2008” insieme a Immolation e Belphegor.
L’ultima svolta, esoterismo e ripetizione, il black metal ipnoticoNel 2010 è la volta di AEALO, che prosegue lo stesso tragitto di Theogonia accentuando ancor più l’aspetto epico mitologico, giungendo quasi a soluzioni cinematiche. L’immagine in copertina di un guerriero spartano fa capire sin da subito quello che aspetta l’ascoltatore, e in effetti i legami con la colonna sonora del film "300" di Zack Snyder sono molto spesso evidenti.
AEALO apre quella che adesso possiamo considerare l’ultima svolta dei Rotting Christ, destinati a proseguire su questa strada ulteriori cambiamenti. I ritmi si fanno più martellanti ma più semplici, il drumming rapido e ossessivo, l'utilizzo di cori quasi costante, Sakis utilizza spesso lo spoken word, i riff di chitarra sfoderano un suono più asciutto, coniugando epic e industrial.
Questi cambiamenti hanno reso AEALO abbastanza divisivo tra i fan, ma in realtà trattasi di un ottimo album, che permette alla band di Salis di iniziare un nuovo periodo creativo. Una prova dell'apprezzamento generale per la band è offerta dalla collaborazione con la connazionale Diamanda Galas, che concede la sua straordinaria voce nel brano finale “Orders From The Dead”, perfetta simbiosi tra il canto avant e l’epicità delle chitarre. Cori femminili aprono la title track, traccia esemplificativa del nuovo corso. Drumming che riempie ogni spazio, chitarra solida e ripetitiva e il canto di Salis quasi a supporto del coro.
“Eon Aenaos” ha le medesime caratteristiche e prende la forma di un inno epico, con drumming e ritmi marziali, mentre “Demonon Vrosis” diventerà uno dei loro must dal vivo.
Le urla di battaglia di “Noctis Era”, la voce femminile acida di “Fire Death & Fear”, poi ripetuta nella strumentale “Nekron Iahes”, sublimano un metal epico, che si contamina con tradizioni folk molto più antiche. Ritmi ossessivi come quelli di “Pir Threontai” sono ancora figli degli ascolti dei Tool, mentre “Thou Art Lord” (stesso nome della seconda band di Sakis) ritorna ad atmosfere goth. AEALO, che per strani motivi ha diviso così tanto i fan della band, è in realtà un disco molto vario, che merita di essere assolutamente rivalutato. Kata Ton Daimona Eaytoy (2013) segna un'ulteriore evoluzione, mettendo ancora più a fuoco le intuizioni precedenti, con il sound che si fa davvero monolitico. Il titolo riprende la filosofia esoterica di Aleister Crowley, traducibile con "Fa' ciò che vuoi", frase già citata dai Death SS nel titolo del loro quarto album in studio. “In Yumen - Xibalba” rappresenta perfettamente il nuovo corso. Un solo accordo di chitarra a riferirsi con solennità, quasi fosse un brano degli Swans, la voce di Salis recita sussurrando messe nere invocando divinità pagane sino all’ingresso di Lucifero. Dopo questa lunga intro, tutto si trasforma con un riff velocissimo che farà pogare i locali di mezzo mondo. Sakis riesce a scrivere canzoni che sono tutte potenziali hit come l’inno da stadio a Satana “Grandis Spiritus Diavolos” e soprattutto la title track e la magnifica “ΧΞΣ (666)”, uno dei brani più esaltanti del nuovo corso.
Ancora una volta con pochissimi accordi ripetuti, un canto recitato e un coro, la band greca riesce ad allestire atmosfere sulfuree e allo stesso tempo granitiche, come pochi possono permettersi. La ripetitività ipnotica e l'esaltante potenza del suono danno vita a un mix di sensazioni davvero originale.
I Rotting Christ hanno trovato l’alchimia perfetta per affrontare i successivi anni di carriera e la perseguiranno con ostinazione. Nel frattempo pubblicano il live Lucifer Over Athens (2015), che raccoglie il meglio dei due live di Atene del 2013 e contiene il celeberrimo brano speed “Societas Satanas”, opera iconica della seconda band di Salis, i Thou Art Lord.
Le cose sembrano andare a gonfie vele e Rituals (2016) è l'apice di questa fase, nonché l'ennesima conferma per una band che non sbaglia un colpo. Rituali, appunto, e infatti tutto il disco è composto interamente da invocazioni rituali esoteriche ispirate a riti e miti provenienti da tutto il mondo. “In Nomine Dei Nostri” evoca gli dei pagani (e infine Lucifero), come Salis ha fatto e rifarà varie altre volte.
Lentezza e ipnosi, come da nuovo corso, sono gli elementi principali dell’ottima “Ze Nigmar” (che suona quasi come una versione black metal degli Swans di "The Seer") e di “Les Litanies De Satan (Fleurs du mal)” che cita la connazionale e amica Diamanda Galas.
In un insieme di brani tanto evocativi, spicca il rituale di “Apage Satana”, autentica messa nera, con voci e percussioni a dominare per tutta la prima parte, prima dell’ingresso di lente note di chitarra ad aprire la parte finale, solenne ed esoterica. Riuscitissima è anche la martellante “Elthe Kyrie”, con la voce frenetica dell’attrice del teatro nazionale greco Danai Katsameni, a testimoniare anche la trasversalità che la band può ormai vantare.
Il formato di canzone inizialmente parlata da sciamano che chiude con accelerazioni finali è ormai un must per i nostri, e brani come “For A Voice Like Thunder”, “Komx Om Pax” e “Devadevam” lo confermano in pieno. In chiusura “The Four Horsemen” sembra citare i Metallica, ma qui ci troviamo di fronte ai veri quattro cavalieri biblici.
Album praticamente perfetto, allo stesso tempo violento e monolitico, atmosferico e imponente, capace di spaziare da riff rapidi a momenti di stasi inquietante, Rituals è una messa (satanica) che pone il quartetto greco agli apici del metal estremo.
Ormai la strada è segnata e The Heretics (2019) è fondamentalmente un clone di Rituals, seppur meno riuscito. Opera d'arte all'interno dell'album è anche la fantastica cover dell'artista greco Maximos Manolis, che disegna un innocente eretico bruciato vivo da religiosi senza pietà; si scorgono anche un Cristo mummificato e un demone inginocchiato intento ad alimentare le fiamme. Non è un caso che l’eretico della cover abbia le sembianze di un filosofo greco, quindi simbolo del mondo cancellato dall’avvento del Cristianesimo. In “In The Name Of God” Sakis recita ancora il ruolo di sciamano che declama invocazioni demoniache, con ritmo martellante ma al contempo accompagnato da dialoghi rituali e macabri venti elettronici.
“Vetry Zlye” è decisamente più melodica e condivide la voce di Sakis con quella della cantante russa Irina Zybina. “Heaven And Hell And Fire” ritorna ai riff monolitici e ad atmosfere da messa nera. “Hallowed Be Thy Name” omaggia nel titolo il classico degli Iron Maiden, ma è totalmente diversa nella struttura: lenta e dal passo fiero, è un nuovo inno del rinnovato corso dei Rotting Christ. La loro ambizione non si ferma qui ma giunge a scomodare il “Requiem” di Mozart in “Dies Irae”, versione metal del capolavoro del compositore austriaco.
“I Believe” conferma ancora una volta la ricercatezza e la maturità delle composizioni; in un massiccio muro di suono con pochissimi accordi ripetuti, Sakis si inserisce leggendo in greco “L’ultima tentazione di Cristo” dello scrittore cretese Nikos Kazantzakis. “Voices Of The Universe” ha come tema una delle religioni più antiche, lo Zoroastrismo, ed è una liturgia metal che cita il filosofo tedesco Nietzsche, cantata in tre lingue (arabo, latino e inglese). In “The Raven” Sakis legge Edgar Allan Poe, mentre in “The New Messiah” urla l’angoscia del pensiero che attanaglia i credenti di tutte le religioni, quella di un’apocalisse imminente e dell’arrivo di un messia salvatore, angoscia da cui solo gli atei sono liberi. Nonostante le citazioni colte, The Heretics segna comunque un passo indietro rispetto all'ottimo Rituals. Pro Xristou (2024) ripete la formula ormai consolidata e stavolta la sensazione di ripetersi in modo eccessivo è palpabile, anche se i brani risultano nel complesso convincenti. Le caratteristiche positive rimangono comunque immutate: lo stile chitarristico di Sakis è sempre riconoscibile, coi suoi riff asciutti e taglienti, la batteria martellante e melodia tra il black e l'epic. Tutti i brani danno nel complesso l'idea di poter funzionare bene nei loro spettacoli live, da sempre uno dei punti di forza fondamentali dei greci.
La title track inizia con una nuova invocazione delle divinità pagane e detta le coordinate iniziali di tutto l'album. "The Apostate", omaggio alla figura di Giuliano l'Apostata, l’ultimo imperatore romano pagano, è quasi un manuale d’istruzioni che chiarisce in modo semplice tutta la filosofia di Sakis: un episodio tipico della nuova stagione, con cori, chitarra e batteria a dettare il tempo all'unisono, quasi come in un inno alla battaglia.
Le melodie epiche non possono mancare, come quelle di "Like Father, Like Son" e di "Pretty World, Pretty Dies". Interessante "La lettera del diavolo", cantata in italiano da Amdroniki Skoula, una delle tracce più aggressive e convincenti, con batteria e chitarra a riempire ogni spazio possibile.
L'opera della copertina fa parte del "Corso dell'impero" del pittore statunitense Thomas Cole, quarto di una serie di cinque dipinti che seguono il percorso che accomuna tutti gli imperi e tutte le cose umane, dalla nascita al momento di massimo splendore, dal periodo del caos alla conseguente caduta (il dipinto scelto dai Rotting Christ) sino alla definitiva scomparsa.
Satanas Tedeum Ep (autoprodotto, 1989) | ||
Passage To Arcturo Ep (Decapitated Records, 1991) | ||
Thy Mighty Contract (Osmose Productions, 1993) | 9 | |
Non Serviam (Unisound Records, 1994) | 8,5 | |
Triarchy Of The Lost Lovers (Century Media, 1996) | 7 | |
A Dead Poem (Century Media, 1997) | 7,5 | |
Sleep Of The Angels (Century Media, 1999) | 6 | |
Khronos (Century Media, 2000) | 6,5 | |
Genesis (Century Media, 2002) | 6 | |
Sanctus Diavolos (Century Media, 2004) | 7 | |
Theogonia (Season of Mist, 2007) | 6,5 | |
Aealo (Season Of Mist, 2010) | 7 | |
Κata Τon Daimona Εaytoy (Season Of Mist, 2013) | 7,5 | |
Lucifer Over Athens (Del Imaginario Disco, 2015) | ||
Rituals (Season Of Mist, 2016) | 8 | |
The Heretics (Season Of Mist, 2019) | 6,5 | |
Pro Xristou (Season Of Mist, 2024) | 6,5 |
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