Musica per metallari tristi alla ricerca di quiete. Questa sembra essere la missione del quattordicesimo album del progetto The Star Pillow del musicista toscano Paolo Monti, da vari anni in bilico tra ambient e post-rock, fino ai confini delle distorsioni metal.
“Music For Sad Headbangers” è un lavoro scarno che usa la ripetizione e l’alternanza di lenti arpeggi e improvvise esplosioni elettriche per creare catarsi. Ambient, folk, post-rock, metal diventano tutti insieme una colonna sonora grigio scura dei primi decenni del nuovo millennio. L’iniziale “Bruno Martino Is My Tom Araya” parte e termina con rombi di chitarra distorta degni dei muri di suono degli Swans, droni metallici martellanti dall’andamento rituale.
Il lungo flusso ambient di “Departures” (11 minuti) precede vari momenti con arpeggi post-rock, figli depressi di folk minimale (“Circle Of Events”), droni su sottofondi di distorsioni con affondi cinematici tesi e angoscianti che potrebbero rimandare alle visioni cupe della contemporaneità dei Godspeed You! Black Emperor (“Moving Grey”) e fumosi folk in stile Labradford (“Quiet Cooper, We'll Not Die Today”).
Ci si trova immersi in un mondo opaco, ipnotizzati da poche note ripetute che trovano conclusione in “Sad Headbanger”, cinque minuti di arpeggi con violenta distorsione finale, concludendo con quelli che sono i due elementi dell’album, la quiete e la potenza, come anche i due elementi della tristezza sono la malinconia e la rabbia.
(05/06/2019)