Baxter Dury, quarantasette anni, figlio della leggenda pub rock Ian Dury. Un'eredità difficile da raccogliere, un'adolescenza turbolenta, l'accento sfacciatamente londoner appesantito da qualche scotch di troppo. Presentato così, Baxter potrebbe essere egli stesso una delle creature notturne e solitarie, ombrose e decadenti come in un dipinto di Edward Hopper, raccontate nelle dieci tracce di "The Night Chancers". La narrazione noir e fumosa è forse così efficace proprio perché il tizio sa di cosa parla, ci è passato. Notte dopo notte.
Chi conosce Baxter (invero non troppi dalle nostre parti) sa cosa aspettarsi dal suo sesto disco solista in una ventina d'anni. Ossature synth-pop a reggere le canzoni, drum machine, batteria squadrata, spiccato gusto per archi da cinema classico, borbottio da cane bastonato. Parole dimesse, ma cariche della sensualità viandante di Tom Waits, dell'eleganza dei Blue Nile, compassate ma potenti come quelle dell'ultimo Leonard Cohen. Gli immancabili coretti femminili, impegnati nell'eterno dibattito con Dury. Espedienti senza tempo che conferiscono a questa musica un sapore da classico, che però non significa già sentito.
Quello che forse è sempre mancato a Dury, e che ha finalmente incontrato in questa deliziosa, oscura mezz'ora di musica, sono concisione e misura. In "The Night Chancers" manca infatti l'esperimento bislacco che fa storcere il naso, la tentazione per le complicazioni che fa traballare il castello di carte. Ci sono soltanto un paio di deviazioni hip-hop, che del resto è la musica che Baxter frequentava negli anni 90, comunque ben calibrate ("Slumlord", la title track).
Nonostante la Brexit, a complicare le visioni notturne, con il suo alone depressivo, è la malinconia dilagante e penetrante, che si aggira in questi quadretti crepuscolari con l'espressione imbronciata e le mani dietro la schiena, ancora meglio se appoggiate sulla coda di un vecchio trench-coat beige e sdrucito. Un piacere. Non fosse per le scosse elettriche dei sintetizzatori in fibrillazione, per il sensuale controcanto in francese, la chitarra e gli archi sconsolati di "I'm Not Your Dog" si accascerebbero e svanirebbero rannicchiati in un vicolo.
Gainsbourg-iana nel midollo, "Samurai" affida alla voce femminile una delle melodie più confortevoli, mentre Baxter ritma il racconto tra una boccata di fumo e l'altra. "Hello I'm Sorry" è un altro gran pezzo di cabaret. Imitare la sensualità del tono svogliato con cui Baxter risponde al telefono non è un gioco da ragazzi. Seduttori figli di puttana si nasce, non si diventa.
Un po' tronfia e autoindulgente, "Say Nothing" chiude il disco riassumendo la nottata e salutando i protagonisti di "The Night Chancers" con un reiterato "Baxter Loves You. And we love you Baxter": te la perdoniamo un po' di pipì sulla tazza.
27/03/2020