“Gathering Swans” è stato anticipato da un paio di singoli di alto livello: un primo pezzo (“Complainer”) - devoto sia alle atmosfere malinconiche dei Lust For Youth che alle inconfondibili melodie degli Smiths - e poi ancora la superba “Toxic Eye” (un rimando eloquente alla bizzarra copertina del disco), una canzone permeata da una straniante sensazione di nostalgia e sofferenza (“l’inganno oculare, tutto il veleno che sto percependo, occhio tossico”). Qui si rivela molto azzeccato l’utilizzo della tromba, capace di garantire maggiore corposità a un brano altrimenti privo del giusto peso specifico.
Con un biglietto da visita di questo tipo, il resto praticamente scivola via sull’olio, come se ogni passaggio di “Gathering Swans” fosse la naturale prosecuzione del precedente: tra questi, merita una citazione l’opener “It’s Over” (colpisce l’intreccio tra il basso e la voce angelica di Adam, il choir boy della situazione) o la romantica e raffinata “Nites Like This”, un pezzo che in realtà girava su YouTube da alcuni mesi.
Nonostante la chiara attitudine indie-pop delle varie composizioni, il progetto riesce a smarcarsi con disinvoltura da quell’apparente semplicità percepibile a un primo ascolto. Non a caso pezzi come “Shatter” oppure la conclusiva title track nascondono uno spettro cantautoriale non troppo lontano da quelle evoluzioni musicali che hanno lanciato la carriera solista di David Sylvian nel periodo post-Japan. Ecco perché “Gathering Swans” è molto più new romantic di quanto si possa credere, un trait d’union tra passato e presente che si materializza attraverso dieci composizioni di indubbia qualità. Una piacevole conferma.
(12/05/2020)