Accostare la California alla musica dark significa far materializzare immediatamente la gloriosa corrente deathrock, una scena nata all'inizio degli 80's nella quale era possibile rintracciare molte scorie di matrice punk e horror-punk (pensiamo a nomi di culto come Christian Death oppure 45 Grave).
Nel giro di pochi anni, le sonorità gotiche della West Coast si sono poi consolidate attraverso la proposta dei vari Mephisto Walz, Screams For Tina, London After Midnight e Cinema Strange (tra i tanti), in attesa di un fragoroso ricambio generazionale avvenuto nel corso degli ultimi tre lustri, quando dalle parti di Los Angeles sono emerse diverse band piuttosto distanti dalla matrice originaria di quel sound (fino a quel momento ben riconoscibile, non solo negli States). Tra queste realtà, possiamo citare i Soft Moon del compianto Luis Vasquez e i Drab Majesty, fondati nel 2011 da Andrew Clinco (per lui, nonna barese e nonno napoletano), all'epoca già in procinto di entrare stabilmente nella line-up dei Marriages nelle vesti di batterista (questo trio, capitanato da Emma Ruth Rundle, lo ricordiamo per il valido "Salome" risalente al 2015).
In quel periodo, Andrew Clinco sentiva l'urgenza di comporre qualcosa di strettamente personale: da queste riflessioni presero forma le prime canzoni dei Drab Majesty, una manciata di brani talmente stranianti da fargli credere che fossero stati composti da qualcun altro. Oggi questo qualcun altro ha ancora un nome, Deb Demure, il nickname scelto dal polistrumentista californiano per dare sfogo al suo alter ego ambiguo, androgino, probabilmente ultraterreno. Una creatura aliena capace di incarnare un immaginario pregno di riferimenti all'estetica degli anni Ottanta, coordinate alimentate da un background di taglio retro-futurista (oltre che criptico e velatamente esoterico) e dalle più disparate influenze musicali (dagli Slowdive ai Red House Painters, passando per mezza scena new wave).
Grazie a questa formula, Andrew Clinco irrompe all'interno di una zona fluida, arricchendola di connotati e di peculiarità legati alla sfera più glamour del panorama oscuro: prende così vita una specie di Ziggy Stardust di nuova generazione, un uomo delle stelle capace di plasmare umori e sonorità definibili come una sorta di tragic wave from outer space.
Le prime registrazioni vengono autoprodotte ed escono su cassetta (limitata a soli cento esemplari) nel 2012: i quattro brani presenti in Unarian Dance (da tempo ristampato anche in vinile) mettono subito a fuoco le intenzioni di Clinco, specialmente per quanto riguarda le atmosfere torbide, persino lo-fi (il mood è claustrofobico, complice una produzione tutt'altro che patinata). L'antipasto si rivela succulento, a cominciare dagli arpeggi sognanti presenti in "Pragmagick" e nella magnifica "In A Hotel (Somewhere)", ancora oggi due tra le migliori composizioni mai scritte dal polistrumentista americano.
Per il debut bisogna comunque attendere tre anni: Careless esce infatti nel 2015 su Dais Records (ancora oggi label di riferimento del gruppo), con un Clinco/Demure già perfettamente calato nel ruolo (c'è lui sulla copertina del disco, in un'istantanea che ricorda un filmato estrapolato da una vecchia videocassetta). Nonostante le reazioni positive della critica e una manciata di buone composizioni (su tutte, il morboso synth-pop di "Entrance And Exits" e tre validi singoli come "The Foyer", "The Heiress" e "Unknown To The I"), l'album non sfonda, restando confinato a oggetto di curiosità per un circolo ristretto di appassionati, soprattutto negli States.
La svolta è comunque vicina. Nel 2016, Alex Nicolaou (lui, per l'occasione, sceglie il soprannome Mona D) entra stabilmente nei Drab Majesty come tastierista e seconda voce. Alex è il figlio di Ted Nicolaou, regista di sgangherati quanto divertenti B-movie (ricordiamo lo sci-fi "TerrorVision" del 1986) e già sul set di "Non aprite quella porta" (1974) come tecnico del suono. Il musicista eredita dal padre un immaginario anni Ottanta a dir poco compatibile con il percorso estetico intrapreso da Clinco: da qui, nasce la formazione a due che noi tutti conosciamo, una coppia extraterrestre destinata, nel giro di pochi mesi, a realizzare il disco della vita (nonostante ciò, Andrew Clinco resta saldamente al timone della sua creatura per quanto concerne il controllo artistico e creativo).
Archiviata una bella collaborazione con King Dude (sempre in quel periodo, esce il 7" "Who Taught You How To Love"), è nel 2017 che i californiani realizzano il loro masterpiece, The Demonstration, un lavoro prodotto da Josh Eustis dei Telefon Tel Aviv.
La proposta adesso si fa più cupa, drammatica e romantica, tra composizioni maggiormente dreamy ed eteree ad altre molto più viscerali e sofferenti, con tanto di citazioni sparse per Clan Of Xymox, Psychedelic Furs e Chameleons (quelli dell'immortale "Second Skin", un brano senza il quale la musica dei Drab Majesty non esisterebbe). Se il delicato arpeggio di "39 By Design" sfocia in un refrain indimenticabile, è con la notturna "Cold Souls" e con le progressioni dark di "Not Just A Name" (sei minuti da brivido di pura marca Chameleons) che la coppia raggiunge dei livelli mai toccati in precedenza.
"The Demonstration" è davvero un disco maturo capace di ipnotizzare: "Too Soon To Tell" è il singolo perfetto (nel videoclip, la notte di Los Angeles si mescola all'iconografia di un Giappone vaporwave), ma c'è di più, perché ogni pezzo contenuto nell'album ha qualcosa di importante da dire (è il caso delle superbe "Dot In The Sky" e "Kissing The Ground"), anche grazie a sottili ma percepibili influenze dream-pop e shoegaze.
Per quanto concerne il concept, si torna a navigare con prepotenza in ambito sci-fi: dopo i culti ufologici dell'Unarian Academy (fonte di ispirazione per il primo Ep), Clinco e Nicolaou qui esplorano la psicologia del suicidio di massa, tracciando una linea retta tra le loro composizioni e l'ideologia di Marshall Applewhite, leader del movimento settario Heaven's Gate. C'è un legame malsano e apocalittico tra la musica dei Drab Majesty e gli orrori di una realtà messianica con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Non è un caso che il numero trentanove contenuto nel titolo di "39 By Design" si riferisca agli appartenenti alla setta ritrovati morti dalla polizia il 26 marzo del 1997, i quali si tolsero la vita ingerendo del veleno ("When you walked alone to leave your life at home/ You really wanted to die/ And if you hoped to hold the key to eternity/ You really wanted to die/ Can't count your blessings saying goodbye/ Did you really watch your desires resign? 39 by design/ Did they beam you up into the lights in the sky?").
Il 2017 si rivela un anno a dir poco decisivo per il duo, non solo per il tour americano in compagnia dei Cold Cave e per le successive date in Europa, dove i Drab Majesty cominciano a consolidare la loro fama anche in Italia. Nel frattempo, infatti, escono altri inediti, tra cui "Oak Wood" (un singolo su 7" dedicato alla tragica scomparsa di Cash Askew dei Them Are Us Too) e poi "Cannibal" agli albori del 2018, un magnifico brano semi-acustico di nove minuti dal crescendo space-gaze, una composizione purtroppo reperibile soltanto in formato digitale sulla compilation "Holodeck Vision One".
La scalata di Andrew Clinco e Alex Nicolaou non si ferma qui, soprattutto dopo l'uscita di un paio di registrazioni effettuate all'interno del Museum of Surgical Science di Chicago, dove la coppia (vestita con tuniche bianche) suona per l'occasione "Dot In The Sky" e "Not Just A Name", entrando di diritto tra le cult band più originali del giro dark internazionale. Le date americane a supporto degli Smashing Pumpkins non fanno altro che avvalorare tali sensazioni.
Se i Drab Majesty mettono in luce gli aspetti più onirici, esoterici e introspettivi di Andrew Clinco, nel 2019 prende vita un side-project chiamato Vr Sex (poi diventato un gruppo a tutti gli effetti) dove il musicista si concentra sulla realtà più acida e allucinata di Los Angeles. Da un lato, resta intatta l'anima lo-fi che aveva contraddistinto gli albori della band madre, anche se Clinco qui sceglie la via del synth-punk e del deathrock più lercio e contaminato. Tre sono per adesso gli album realizzati: l'acerbo ma intrigante "Human Traffic Jam" (2019) e poi i validi "Rough Dimension" (2022) e "Hard Copy" (2024), a testimoniare quella voglia di esplorare i confini più lisergici di una metropoli così controversa come Los Angeles (la musica dei Vr Sex sembra provenire sia dalle strade ancora insanguinate di Cielo Drive che dai più luridi marciapiedi del distretto di Skid Row).
Questo progetto parallelo diventa una sorta di anima complementare di Clinco, poiché sempre nel 2019 (esattamente il 12 luglio) esce il terzo album dei Drab Majesty, Modern Mirror, con Joshua Estis ancora impegnato come producer.
Si tratta di un buon lavoro, tuttavia più accessibile rispetto al suo predecessore, oltre che meno cupo e morboso. I vari singoli di lancio non lasciano dubbi sulla qualità del disco, a cominciare dalle ottime "Ellipsis" e "Oxytocin", due composizioni pregne di atmosfere malinconiche e sognanti.
Il resto non sfigura affatto, tra affondi più legati al passato ("Noise Of The Void"), citazioni per la vecchia scuola gothic rock ("Out Of Sequence") e incursioni synth-oriented di pura matrice darkwave ("Long Division").
In generale, l'approccio si rivela più arioso e positivo ("Dolls In The Dark"), complice anche un lungo soggiorno di Andrew Clinco in quel di Atene, un luogo nel quale il musicista assimila ulteriormente le coordinate estetiche del Classicismo (poi rielaborate attraverso un look al limite del barocco, testimoniato da un amore mai celato per le calli veneziane).
Il successivo tour tocca ancora una volta il continente europeo (la band sale sul palco del prestigioso Primavera Sound di Barcellona), anticipato da una memorabile e forse irripetibile data romana (giugno 2019), dove il duo presenta in anteprima alcune delle nuove composizioni (il bis arriva in autunno con altri concerti, questa volta in nord Italia).
La pandemia è dietro l'angolo e blocca momentaneamente ogni attività: durante la primavera del 2020, i Drab Majesty fanno uscire una trascurabile cover di "No Rain" dei Blind Melon, per poi riprendere lentamente le attività live e quelle di scrittura. Nel 2021, Andrew Clinco si ritira nella remota cittadina costiera di Yachats, in Oregon. Qui, dopo lunghe passeggiate mattutine sotto la pioggia, egli trascorre il resto della giornata sperimentando con una chitarra Ovation a dodici corde: ne esce fuori qualcosa a metà strada tra ambient e neo-psichedelia, un percorso poi tradotto in un Ep dal titolo An Object In Motion, uscito nel 2023.
Il cambio di registro risulta evidente, non tanto per il singolo "Vanity" (in compagnia di Rachel Goswell degli Slowdive) - dove resiste in qualche modo una componente ethereal wave - quanto per le restanti composizioni, due delle quali strumentali (il folk pastorale e primitivo di "Cape Perpetua" e le tentazioni kraut dell'infinita "Yield To Force"). Ancora più spiazzante si rivela, sotto alcuni aspetti, "The Skin And The Glove", praticamente un brano psych-rock filtrato attraverso un caleidoscopio di influenze (tra queste note è possibile intuire un certo amore nei confronti di Stone Roses e Primal Scream, fra i tanti).
Il tour successivo riporta la coppia dalle nostre parti, in attesa di una serie di date americane in compagnia, guarda caso, degli Slowdive. A conti fatti, An Object In Motion non lascia un'impronta definita, ma rispecchia quella voglia comprensibile di non ripetersi all'infinito, cercando di percorrere nuovi ambiziosi sentieri. Si tratta, dunque, di un lavoro di transizione, in attesa di afferrare la prossima natura della coppia californiana, oggi più che mai davanti a un bivio importante.