Già all’attivo verso la fine degli anni 70 nel trio art-punk Poems, in compagnia dell’ex-moglie Rose McDowall, membro dei grandissimi Psychic TV durante gli anni 80 e, dulcis in fundo, parte integrante dei Coil per diversi anni, Drew McDowall è un musicista sui generis. Uno di quelli che hanno subito il fascino letale dei modulari e del misticismo nella sua accezione più nobile e meno pacchiana. Il compositore scozzese trapiantato nella Grande Mela ha anche preso parte nel 2014 alla colonna sonora di “Are You Okay”, cortometraggio scritto da Bret Easton Ellis per il videoclip dell’omonimo singolo delle Dum Dum Girls.
Al netto delle sopracitate collaborazioni, negli ultimi anni McDowall è rimasto fedele al proprio istinto e al verbo post-industrial. E lo conferma anche il suo quarto disco solista, “Agalma”. Un album il cui titolo riconduce di scatto al "Simposio" di Platone. Per il celebre filosofo e scrittore greco l’agalma è infatti ciò che muove l’amore di Alcibiade per Socrate.
In questi nove movimenti, McDowall abbandona così i panni del producer “(metal)meccanico” e guarda lontano, verso nuove praterie da calpestare magari in compagnia di Kali Malone, Caterina Barbieri, Maralie Armstrong-Rial, Robert Lowe, Bashar Suleiman, Elvin Brandi e MSYLMA.
Drew, quindi, non è affatto da solo. Cerca appoggio, conforto, linfa da tutte le parti. I primi sette episodi di “Agalma”, elencati rigorosamente in numeri romani, mostrano un produttore alle prese con partiture instabili. Si passa dal flusso estatico della Barbieri in “Agalma II” all’elica sintetica con passo pansonico di Rob Lowe in “Agalma IV”, fino alla quiete aliena messa in scena con Kali Malone in “Agalma V”.
E anche quando tutti sono andati via, lo studio di registrazione assume per McDowall le sembianze di un microcosmo a sé stante. Uno spazio in cui immaginare l’altro da sé, metaforicamente una sorta di Cerere finalmente raggiunto nel buio del sistema solare. “Agalma VI” è, guarda caso, un mantra di patch in fibrillazione e sirene marziane che annunciano decadimento. Mentre “Agalma I”, open track rivista in coda con la producer saudita Maralie Armstrong-Rial, apre uno squarcio di luce che rasserena gli animi ancora intorpiditi dai momenti precedenti. E ancora, nel finale, echi della Joanna Brouk irraggiungibile di “Healing Music”, a rimbalzare tutt’intorno e per tutto il tempo.
Con “Agalma”, Drew McDowall esplora lati nascosti del proprio armamentario, attraverso un’esperienza immaginifica e condivisa maledettamente riuscita.
13/12/2020