Drew McDowall

Un simposio elettronico

intervista di Giuliano Delli Paoli

Attivo verso la fine degli anni 70 nel trio art-punk Poems, in compagnia dell’ex-moglie Rose McDowall, membro dei grandissimi Psychic TV durante gli anni 80 e parte integrante dei Coil per diversi anni, lo scozzese Drew McDowall è uno di quelli che hanno subito il fascino letale dei modulari e del misticismo nella sua accezione più nobile. Un sarto post-industrial che ammalia ancora oggi con “Agalma”, quarto album solista che vanta collaborazioni con Kali Malone, Caterina Barbieri, Maralie Armstrong-Rial, Robert Lowe, Bashar Suleiman, Elvin Brandi e MSYLMA. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare dall'amata New York la sua ultima esperienza condivisa.

Nel "Simposio", Platone dice che l’agalma è ciò che muove l’amore di Alcibiade per Socrate. Più in generale, agalma indica qualcosa di scintillante. Perché questo titolo?
Quando suono dal vivo, cerco sempre una sensazione specifica: essere in uno spazio comune per condividere un rituale con il pubblico. Per come la vedo io, un’esibizione non dovrebbe essere unidirezionale, ossia dal creatore al destinatario, ma qualcosa a cui ogni persona contribuisce. Ho provato a riportarlo nei miei album, li considero tutti come musica rituale, e penso che “Agalma” sia l'espressione più concreta di questo obiettivo. Mi piaceva l'idea di un titolo che riflettesse un'offerta rituale ma anche che avesse una propria fisicità e che non fosse un'idea astratta.

Archi, pianoforte, organo a canne e messe corali. In alcuni movimenti, la musica sembra consegnarsi al sacro per dissacrarlo in un secondo momento. Sei d'accordo con me sulla presenza di questa alternanza di stati d'animo? Da dove proviene esattamente?
Sono contento che tu abbia colto questa instabilità mutevole. L’intento è esplorare il sacro con un certo sconcerto. Un senso del sacro che contiene le sue contraddizioni e allo stesso tempo non viene negato da esse, e non cerca di risolverle. Un'idea di sacro che è anche terrificante, oltre che bella e sublime.

drewmcdowall220270Kali Malone, Caterina Barbieri, Maralie Armstrong-Rial: sono le tre compositrici elettroniche d’avanguardia presenti nell'album. Potresti raccontarci brevemente ogni singola collaborazione e dirci cosa ti ha colpito di più di ognuna di loro?
Sono stato incredibilmente fortunato a poter lavorare con tutti gli artisti presenti nell'album. Il processo si è evoluto in modi diversi; con Kali Malone è stato il risultato di lunghe conversazioni che abbiamo avuto e che ci hanno portato a collaborare a qualcosa. Lei è stata una delle prime persone che ho contattato prima di lavorare al nuovo disco. Le ho mandato un paio di pezzi diversi da scegliere e ha scelto “Agalma V”, inviandomi poco dopo una sua sonata d'organo che ha registrato a Stoccolma e che poi ho manipolato trasferendola su nastro e rallentandola in modo che il tono e il timbro cambiassero. Nella musica di Caterina c'è una qualità che potrei definire elegiaca, malinconica, attitudini in cui mi sono subito identificato. “Agalma II” era la partitura ideale per lei. Ha registrato le sue voci a Milano, dove vive, e me le ha mandate. Sono rimasto stordito nel silenzio quando l'ho ascoltata, non sono riuscito a parlare per diversi minuti. Avrei voluto piangere, era tutto così bello. Il lavoro di Maralie Armstrong-Rial invece mi affascina da un po' di tempo; sia la sua attività da solista sotto il nome di Valise che come parte di Humanbeast. Vive a New York, quindi ho potuto portarla fisicamente in studio e registrare la sua voce.

E Robert Lowe, Bashar Suleiman, Elvin Brandi, MSYLMA: come è nata la collaborazione con loro?
Da tempo ammiro Robert Aiki Aubrey Lowe, sia come persona che come artista, sento una vera affinità con il suo lavoro; quel senso del sacro che non è legato a nessuna particolare espressione di religiosità. Dunque, lavorare con lui è stato un sogno che si avverava. È entrato in studio a Brooklyn dove ho registrato l'album, con la sua configurazione modulare e ho improvvisato filtrando la sua voce abbastanza rapidamente, senza alcun orpello aggiuntivo. E’ stato stimolante ed emozionante vedere un maestro come lui lavorare dal vivo. Bashar Suleiman ed Elvin Brandhi li ho incontrati quando si sono esibiti come INSIN a Beirut un paio di anni fa. Eravamo nello stesso cartellone. La connessione tra noi è stata immediata. Ho amato fin da subito la loro musica. Ho chiesto anche di contribuire con qualcosa in “Agalma VII”. Erano al Cairo in quel momento e chiesero anche a MSYLMA di partecipare. Registrarono la parte vocale nel suo studio e lui aggiunse al volo questa splendida voce auto-accordata completamente sorprendente. Ancora una volta, un altro contributo che mi ha commosso fino alle lacrime.

Riconoscere il sublime e tentare di decodificarlo è un'impresa difficile per filosofia, scienza, religione, logica e così via. Ecco, ma secondo te, quando la musica intercetta davvero il sublime?
Quando il tempo si ferma.

Coil, Psychic TV e innumerevoli altre collaborazioni di breve durata: quale tra queste del tuo passato ti ha arricchito di più e perché?
Senza dubbio il mio lavoro come membro dei Coil. Vengo spesso contattato da persone che mi raccontano di un disco dei Coil che ha cambiato le loro vite ed è una sensazione incredibile rendersi conto che un album di cui facevo parte abbia avuto un effetto così profondo su qualcuno. I Coil mi hanno chiesto di unirmi a loro per aggiungere qualcosa che mancava, e alla fine è stato uno scambio reciproco. Far parte dei Coil ha cambiato me e il mio approccio alla musica, e tutto questo continua ancora oggi.

La ritualità nella musica oggi, secondo te, è la stessa di 40 anni fa? Penso, ad esempio, a George Deuter o Joanna Brouk. Oggi c'è più artificiosità e meno connessione tout court con la natura o è solo un'impressione?
Forse la forma e l'intenzione cambiano, ma più che mai di fronte alla natura schiacciante del capitalismo algoritmico questi di oggi sono momenti in cui i rituali possono scivolare tra le fessure e offrire uno scorcio di altre possibilità. Non sono sicuro di cosa sia cambiato, ma vedo il rituale come un meccanismo di sopravvivenza.

drewmcdowall2202702Sei cresciuto a Paisley, ma ora la tua casa è New York...
È difficile dire qualcosa su Paisley, ho dei sentimenti contrastanti a riguardo, principalmente per aver subito la cultura delle gang sin dalla tenera età. Ho perso tanti amici in quegli anni. Ed è stato quindi un sollievo andarmene via. Sono tornato solo un paio di volte. A dirla tutta, ho perso la mia connessione con Paisley e anche la mia prospettiva a riguardo. Ho vissuto poi a Londra per 15 anni prima di trasferirmi a New York nel 1999. E mi sono sentito più a casa a New York che in qualsiasi altro posto in cui ho vissuto. È la città più stimolante in cui vivere e creare. Ha una comunità di artisti, musicisti e scrittori incredibilmente dinamica e vibrante. Sarà interessante vedere cosa accadrà con le conseguenze dovute a questa maledetta pandemia. I newyorkesi sono incredibilmente resistenti e hanno un forte senso di comunità.

Raccontaci cinque dischi che hai apprezzato di recente.
Eartheater - “Phoenix: Flames Are Dew Upon My Skin”: una scrittura assolutamente sbalorditiva, finora è il suo lavoro più intenso. 9t Antiope - “Placebo”: la loro musica mi fa sempre venire i brividi, e questa release non fa eccezione. Spazio Afrika - “hybtwibt?”: straziante e bellissimo. Fhloston Paradigm - “Right Where We Are”: l'immersione più profonda dell’anno. Dakn - “Too Far, Too Low”: quando ascolto questo disco, è come se avessi le allucinazioni.

Che cosa consiglieresti a un giovane che si avvicina al mondo dell'elettronica e dei modulari?
Consiglierei a qualsiasi ragazza o ragazzo di iniziare lentamente e non spendere molti soldi per le attrezzature. E di comprare solo un paio di cose all'inizio (o magari usare un software libero) per imparare davvero cosa fa l'attrezzatura, e scoprire le sue possibilità prima di acquistarne altre. Ma soprattutto ascoltare.

Hai preparato qualcosa per il tour non appena finirà l'emergenza Covid o tutto è ancora fermo?
Oh, certo, ho un set già pronto e non vedo l’ora. Ovviamente, appena i concerti potranno riprendere in tutta tranquillità.

Discografia

Collapse(Dais, 2015)
Unnatural Channel(Dais, 2017)
The Third Helix(Dais, 2018)
Agalma (Dais, 2020)
Pietra miliare
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