La Polonia vanta storicamente la più ricca scena jazz dell’Europa continentale e gli anni Venti di questo nuovo millennio non sembrano voler smentire questo assunto.
I Błoto nascono a Breslavia nell’estate del 2018, come progetto collaterale dei ben rodati Eabs: tutti i membri vengono infatti da quel ricco ensemble, già autore di dischi celebrati dalla critica di settore (uno su tutti “Slavic Spirits”, uscito per la Astigmatic nel 2019).
La formazione è composta da Marek Pędziwiatr (tastiere), Paweł Stachowiak (basso), Olaf Węgier (sassofono) e Marcin Rak (batteria): rispetto agli Eabs, hanno rinunciato a chitarrista e deejay.
3Il progetto si è comunque emancipato in fretta, finendo con l’occupare gran parte dell’attività dei partecipanti: a partire dall’aprile del 2020 arrivano così tre dischi nell’arco di un anno, l’ultimo dei quali è “Kwasy i zasady”, oggetto della recensione.
Si tratta del frutto di unica sessione, registrata dal vivo in studio il 24 gennaio 2021, senza alcuna sovraincisione. La prima parte è stata poi trasmessa in anteprima il 20 marzo, per il canale di Radio Dwójką (seconda rete di stato polacca), mentre la seconda è andata in onda il 29 aprile, per il canale di Stamp The Wax (webzine britannica specializzata in musica alternativa). Il giorno successivo l’album è stato reso disponibile in tutti i servizi di streaming, oltre a venire pubblicato su compact disc e in edizione numerata su vinile (una seconda stampa in vinile è prevista per luglio).
Pur essendo interamente strumentale, si tratta di una sorta di concept album, in cui ogni traccia è indicata da un sostantivo, in rappresentanza dei vari aspetti della società moderna. Il titolo del disco si traduce in “Acidi e basi”, per indicare il gioco di opposti che la scaletta andrà a elencare.
“Chryja” (“Rissa”), posta in apertura, potrebbe invero dare un’idea fuorviante del resto dell’opera: è un numero avant-garde jazz dal tasso tecnico estremamente elevato, con sax tenore e pianino (modello ottocentesco di pianoforte verticale) che srotolano dissonanze su un caotico tappeto ritmico.
È a partire da “Prostactwo” (“Volgarità”) che si entra nel
mood dell’album: un
nu jazz dal ritmo ipnotico, influenzato dall’hip hop strumentale, con arrangiamenti ad ampio spettro che incorporano acustico, elettrico, analogico e digitale, in un alternarsi di tocchi vintage e soluzioni futuristiche dall’atmosfera fantascientifica.
In questo brano Rak alterna bongo e hi-hat con la precisione di un metronomo, mentre Pędziwiatr imita il suono di un Theremin tramite il sintetizzatore analogico Korg Ms-20 e quello di un idiofono con un Minimoog Voyager. Węgier posa momentaneamente il sax per rimpolpare la trama ritmica con il beep elettronico di un Roland System-1.
Se “Hipokryzja” (“Ipocrisia”) è guidata dal basso dub di Stachowiak, “Autentyzm” (“Autenticità”) vede Węgier alternarsi fra Akai Ewi 5000 (curioso strumento a fiato elettronico con ampie possibilità di manipolazione del suono), campane a vento e vibrati di sax baritono.
“Prostota” (“Semplicità”) rappresenta uno degli apici: introdotta da un bongo percosso con la bacchetta, procede robotica per quasi sette minuti, in un ricco gioco d’incastri. La linea del basso ricalca la cassa della batteria, mentre il sax soprano si alterna fra frasi ripetute ossessivamente e appassionate divagazioni. Il clima notturno è generato dalla copertura a tappeto della tastiera digitale Nord Stage 2, a cui si aggiungono gli abbellimenti del già citato Voyager.
“Prawda” (“Verità”) sfoggia giochi percussivi dati dalla bacchetta sul bordo del charleston, malinconiche note sostenute di System-1 e tocchi di pianino, che sfocia sul finale in un cristallino assolo. “Umiar” (“Moderazione”) chiude le danze, con basso denso di eco, fischi di Nord Stage 2 e batteria da marcia militare.
L’opera vanta nel complesso un carattere romantico e umbratile che le precedenti del quartetto non possedevano, forse anche per la sua particolare modalità di registrazione: oltre a essere realizzata in un solo take, come già detto, il master è stato impresso su cassetta tramite un vecchio stereo della Tascam, allo scopo dichiarato di ottenere un suono “sporco e caldo”.
Ricco d’atmosfera, sperimentazione timbrica, giochi ritmici e invenzioni melodiche, “Kwasy i zasady” è un disco che rappresenta al meglio il senso che può avere il jazz nel 2021.
01/06/2021