Daniel Pongratz è un musicista tedesco nato ad Aquisgrana e cresciuto in una famiglia di tradizione socialista. Dopo aver militato sin da giovanissimo in progetti di varia estrazione, spaziando dal reggae al punk, approda all’hip-hop: assunto lo pseudonimo di Danger Dan, debutta come solista nel 2008 con l’Ep “Coming Out”, primo disco rap tedesco ad affrontare il fantasma dell’Olocausto, e l’anno successivo inizia a collaborare con gli Antilopen Gang, gruppo rap di cui faceva già parte suo fratello Tobias (in arte Panik Panzer).
Porta avanti le due carriere in contemporanea, ottenendo un notevole riscontro nell’underground locale, culminato nel 2017, quando l’album "Anarchie und Alltag" degli Antilopen Gang, pur nell’arco di una permanenza in classifica piuttosto breve, è riuscito a toccare il primo posto.
Si arriva così al 2020 e al confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19: con il mondo della musica – in particolare quella indipendente – messo in ginocchio, molti artisti si reinventano, se non per necessità economica, anche solo per poter continuare a creare.
Pongratz rispolvera così il pianoforte, che suonava da bambino ma ha messo da parte quando, crescendo, l’interesse per la classica è stato soppiantato da quello per la musica popolare. Con le esercitazioni arriva quasi in automatico una nuova linfa creativa, che lo spinge a imbastire un disco per voce e pianoforte.
Non è una svolta solo a livello strumentale: il piano comporta un inedito approccio cantautoriale e al contempo l’abbondono del rap, senza tuttavia intaccare l’impeto e la causticità del commentario politico-sociale.
Il nuovo stile vocale si avvicina così a quell’alternanza di melodia e declamazioni come da tradizione per il grande cantautorato: in particolare, quello tedesco, che più di altri è stato caratterizzato da arrangiamenti ridotti al minimo indispensabile e brani la cui composizione era poco più che un orpello adibito a scandire il ritmo delle parole. Pongratz diventa così a tutti gli effetti un liedermacher (termine con cui nei paesi di lingua tedesca è indicato quello che in Italia è il cantautore, in Francia lo chansonnier o in Russia il bard – benché, com’è ovvio, ogni scena porti con sé peculiarità endemiche che la distinguono dalle altre).
Il 26 marzo 2021 "Das ist alles von der Kunstfreiheit gedeckt" esce come singolo in tutte le piattaforme digitali. La canzone è una marcia pianistica che gioca sull'accumulo di tensione, grazie anche ai cambi di andamento e alle grandi quantità di sillabe che Pongratz riesce a comprimere in sofisticati scioglilingua (in questo la figura del cantautore impegnato e del rapper hanno da sempre un forte elemento comune). Sul finale l'ingresso degli archi indovina una tinta incalzante e drammatica.
È però il testo ad attirare l'attenzione e a generare un vero e proprio caso mediatico: anche in passato l'artista si è esposto politicamente, ma mai in maniera così irruenta.
Ora un'ipotesi puramente speculativa
A un certo punto scrivo una canzone
In cui canto che personalmente trovo Jürgen Elsässer antisemita
E poi nella seconda parte della prima strofa
Che tenderei l'arco verso Kubitschek
E non intendo solo in senso retorico
Ma l'attrezzatura sportiva che serve a scagliar frecce.
Dal punto di vista giuridico avrei raggiunto la zona grigia
Ma in tribunale me la scampo facile
Denunciami e stappo lo spumante
È tutto protetto dalla libertà artistica.
Ora un'ipotesi puramente speculativa
Preferisco usare il congiuntivo
Scrivo un testo che, in conflitto con la legge,
Sostiene che Gauland sia un rettiliano
E mettiamo il caso che il testo culmini
In un appello a liberare il mondo dai fascisti
E a ricacciarli ancora una volta nei loro buchi
Anziché sparger loro rose sulla via…
[…]
Forse hai già sentito di Ken Jebsen
Che si lagna sempre a gran voce per la censura
Riteneva di esser menzionato in un pezzo della mia band
E ci ha insultati, e portati in tribunale
Ovviamente aveva torto, e ha dovuto pagare avvocato e spese processuali
Dunque di uno così ridicolo, spero solo mi denunci ancora
Che succederebbe? Posso solo dirvi questo:
Dal punto di vista giuridico avrei raggiunto la zona grigia
Ma in tribunale me la scampo facile
Denunciami e stappo lo spumante
È tutto protetto dalla libertà artistica.
No, non sarei davvero Danger Dan
Se non avessi voglia di un un esperimento
Per sondare i limiti tra concesso e proibito
E voglio anche illustrarvi la mia opinone:
Jürgen Elsässer è un antisemita
Kubitschek è fortunato che non tiro coll'arco
E ai rettiliani credono solo i pazzi
Gauland si comporta più come un nazista.
I fascisti non smettono mai di essere fascisti
Non si discute con loro, c'è la storia a mostrarlo
E non ci si affida nemmeno allo stato e alla polizia
Perché il Verfassungsschutz ha contribuito alla costruzione della NSU
Perché la polizia stessa è da sempre piena zeppa di nazisti
Perché Oury Jalloh l'hanno legato e bruciato loro
E se la violenza non puoi combatterla pacificamente
L'ultimo mezzo che tutti abbiamo è la militanza
Si tratta di versi che infastidiranno chi preferisce metafore e significati poco scoperti, ma considerando quanta fatica stanno facendo le scene musicali dell’Occidente a denunciare i movimenti di estrema destra (vuoi per disinteresse, vuoi per immaturità), il brano risulta una boccata d’ossigeno. Anche se va dritto al punto senza orpelli poetici, è inoltre un testo piuttosto stratificato, rappresentando al contempo un gesto di denuncia e un commento sull’atto stesso di scrivere un testo politico: è quindi al contempo accusa e autoanalisi, manifesto e metacanzone.
Per meglio comprenderne il significato, è necessario un piccolo glossario politico sulla scena tedesca.
Jürgen Elsässer è un giornalista che, dopo una vita di militanza nella sinistra più radicale, si è spostato intorno al 2009-2010 verso l’estrema destra, sposandone appieno populismo e teorie del complotto, fino ad appoggiare apertamente il partito neofascista AfD (Alternative für Deutschland), di cui il pur citato Alexander Gauland è stato cofondatore.
Götz Kubitschek è un attivista di estrema destra molto presente su Internet e sostenitore di Der Flügel, l’ala militante di AfD, al momento congelata dal proprio partito onde evitare investigazioni ufficiali.
Ken Jebsen è il più popolare complottista tedesco, licenziato più volte nel corso della sua carriera per aver diffuso le bufale più improbabili e recentemente bannato da YouTube per la disinformazione sul Coronavirus. Riesce, nonostante tutto, a rialzarsi costantemente, anche grazie a canali televisivi come RT Deutsch (finanziato dal governo russo), e sfrutta anzi la sua immagine di martire dell’informazione per mantenere la fedeltà del proprio pubblico.
Il Verfassungsschutz è l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, che viene qui accusato di collusione con la Nationalsozialistischer Untergrund (NSU), cellula terroristica neonazista colpevole di almeno dieci omicidi durante gli anni Duemila.
Oury Jalloh era infine un richiedente asilo della Sierra Leone, morto nel 2005 mentre era detenuto dalla polizia di Dessau, a causa di un incendio divampato nella sua cella. Considerando che il ragazzo era legato a un materasso, che aveva subito – come rivelerà l’autopsia – violente percosse e che alcuni dei poliziotti coinvolti deviarono le indagini e resero falsa testimonianza, non è difficile comprendere la conclusione di Pongratz sul caso (benché, forse proprio a causa della disfunzionalità dello Stato tedesco denunciata dal testo, ancora oggi non sia stato individuato alcun colpevole).
La canzone è arrivata a sfiorare la top 20 dei brani più streamati in Germania: risultato notevolissimo per un brano musicalmente avulso alle mode del momento e con distribuzione indipendente, ottenuto principalmente grazie al dibattito che ne è scaturito. È giusto utilizzare la violenza contro i neofascisti, laddove lo stato consente loro di esistere e proliferare, non di rado garantendone la protezione?
Pongratz solleva il quesito e poi si rifugia dietro l’espressione artistica, infilandosi in quella che egli stesso definisce zona grigia: intanto però il riflettore sul problema è acceso e una singola canzone sembra aver fatto più di anni di timidi “distanziamenti” da parte dei partiti dell’arco costituzionale.
Il 30 aprile esce l’album, che prende il titolo dal singolo: entrato al secondo posto in classifica, ne raggiunge la vetta all’inizio di luglio, soprattutto grazie alle vendite fisiche, che in Germania possono ancora fare la differenza.
Nonostante l’impatto traumatico e l’importanza della title track siano difficili da bissare, il resto della scaletta non prende scorciatoie: gli argomenti, spinosi e poco accomodanti, sono trattati ora dipingendo scene surreali (in “Ich verprügelte die Sextouristen in Bangkok” l’artista immagina di andare in giro per Bangkok a picchiare i turisti sessuali, in compagnia di Penélope Cruz che gli elargisce commenti sul sistema e sul patriarcato), ora con racconti autobiografici (“Ingloria Victoria” descrive la sua esperienza in un noto ginnasio di Aquisgrana, i cui metodi vengono definiti prussiani).
Il sarcasmo è l’arma più efficace, come dimostra “Das schreckliche Buch”, in cui un editore rifiuta un libro ritenendolo troppo assurdo per essere credibile, per poi accorgersi che era un’opera di saggistica che descriveva fatti di cronaca effettivamente accaduti di recente in Germania:
Ora arriva sulla scena un nazista che era un insegnante elementare
racconta qualcosa sulle società a responsabilità limitata,
sui trattati di pace, la democrazia e l'Impero Tedesco.
Credo francamente che nessun altro prenderà in considerazione questo libro.
E poi il finale: un omeopata che afferma che Donald Trump sarebbe lì
E tutti si accalcano sulle scale del Bundestag.
I brani, tutti rigorosamente arrangiati per solo pianoforte con saltuarie fioriture di archi (la sola eccezione è la fisarmonica di “Topf und Deckel”), spaziano dalla ballata alla marcetta sardonica, non senza inflessioni cabarettistiche e storture metrico-melodiche lontane discendenti del teatro di Brecht e Weill, mentre le entusiastiche recensioni locali osano paragoni con storici liedermacher quali Franz Josef Degenhardt e Hannes Wader.
In chiusura di scaletta “Beginne jeden Tag mit einem Lächeln”: l’invito del titolo – “Inizia ogni giorno con un sorriso” – e il testo zuccheroso che ne segue (“L'energia positiva si trasforma in felicità, il potere dei tuoi pensieri fa miracoli, quindi pensa sempre al bene, il significato della vita è la vita e l'amore”) sono dapprima assecondati dalle tenui note di pianoforte e dal canto pacato di Pongratz, ma vengono in seguito sovvertiti da una coltre di stecche e rumori metallici, mentre Panik Panzer si concede un’ospitata doppiando il fratello al canto, con urla forsennate che ricordano curiosamente, per timbrica, il
Roger Waters isterico di “
The Wall” e “The Final Cut”.
Del resto, Danger Dan l’aveva dichiarato: sedersi al pianoforte per scrivere canzoni d’amore non era davvero qualcosa che potesse interessarlo.
Testi tradotti da Marco Sgrignoli
10/09/2021