Siete pronti, in questo 2021 ormai agli sgoccioli, per un'ultima immersione nel mistero? Non abbiate paura, non c'è rischio che possiate uscirne troppo destabilizzati, non è di certo nelle intenzioni di Yoshinobu Hoshina terrorizzare i suoi ospiti; fornire loro però un approccio alla percezione del tutto diverso è parte integrante del piano, e negli ottanta minuti scarsi di “Jomon”, quarto album in tre anni, l'intento è pienamente raggiunto. Tanto ispirato dai multiformi linguaggi jazz di gente come Chick Corea e Mahavishnu Orchestra, quanto soprattutto interessato a sviluppare un idioma dance realmente giapponese, col progetto Hoshina Anniversary il compositore di stanza a Tokyo fa a brandelli ogni delimitazione di genere, processa strumentazione tradizionale nipponica in un alveo che non è propriamente techno, non ha reali connotati ambient, lascia lontane impressioni fusion, eppure riesce a essere tutto questo e molto altro ancora. Ambizioso? Sicuramente, ma le premesse sono ripagate alla grande: in una visione che unisce l'antico col futuribile, il producer individua una particolarissima via elettronica, un percorso dalle fascinose coloriture ballabili che traccia i contorni di un Giappone occulto, pieno di enigmi. Decifrarne il messaggio è un'impresa vana.
Decisamente meglio seguire il flusso, far sì che l'orecchio vaghi naufrago tra le diverse stazioni del viaggio, per far rievocare alla memoria, volta volta, frammenti di un universo che non c'è, eppure potrebbe esserci. D'altronde, il titolo si riferisce a un'epoca, quella Jōmon, in cui i confini tra mito e realtà sono spesso del tutto arbitrari, ma tali da lasciare un segno profondo anche nel Giappone contemporaneo: perché non sfruttare lo stesso principio anche in musica? Su questa base, l'incontro-scontro tra le molteplici direttrici compositive di Hoshina scrive la propria epopea sin dal primo istante, mette in mostra la perizia produttiva di un talento pienamente padrone della sua arte.
Sulla scia astrattista di “Hitsuji”, fumosa overture dagli spessi bordoni atmosferici, tali da gettare un fitto strato di nebbia sul vago tracciato melodico, “Nakasora” palleggia minimale su acidi tappeti incrementali, approfondendo il legame con la techno anni Novanta in un raffinato esercizio di evocazione tradizionale. “Sadacho no netori” volta ulteriormente pagina, e su un vibrante beat house innesta lontani echi di percussioni e un denso marasma di synth e organi, tutti pronti a collaborare all'ostinato micromelodico di base.
Se “Shin sekai” è quintessenza jazz, pianismo fusion che si inquadra in un lounge acido, quasi proprio della Jun Chikuma di “Bomberman Hero”, “Kegon” appiana ogni desiderio ritmico e lascia esprimere uno shakuhachi tagliente come una lama, al fianco di cupi droni rumoristi che amplificano il senso di ignoto sotteso all'intera operazione.
Basta la cinquina di apertura, insomma, per rendersi conto dell'ampiezza espressiva del progetto. Più che la dovizia di elementi messi in campo è il far sì che tutto trovi la sua giusta collocazione a certificare la riuscita dell'album: un elegante melodismo cool è il più invitante biglietto da visita per la decompressa acid-house di “Rokumeikan”, che sa come prestarsi a introduzione per la più velenosa, gelida techno di “Tougenkyo”. E quando la title track è immersione cinematica nel più oscuro dei paesaggi (mai avreste pensato a uno xilofono utilizzato in maniera così ansiogena), si fa presto a rilevare i raccordi segreti che la legano alla fittizia coralità di “Taira”, retta da un distorto pianismo di base, che synth al neon dirottano verso orizzonti outrun.
L'esplorazione, insomma, non conosce tregua, anche i frangenti più estatici rapiscono per un dettaglio perturbante, un timbro che agita, scuote le attese; prima che arrivi un passaggio che incrocia Detroit con le più attuali derive industrial, o che si innestino impensati contrappunti funky, la nostra intuizione di “Jomon” è già cambiata ripetutamente. Giusto un pizzico di controllo in più sul minutaggio avrebbe permesso all'album di brillare quale il capolavoro che effettivamente sa essere. Anche così, la carriera di Hoshina Anniversary non poteva trovare uno snodo meglio concepito: la nuova elettronica giapponese ha trovato un suo potenziale caposcuola.
16/12/2021