Il chitarrista, trasferitosi da Chicago a Los Angeles, riflette sulla forma basilare dei fraseggi, decostruendo le strutture dei brani jazz e riassemblandole sopra loop e note allungate, in cui le frasi si perdono dentro allusioni ambient in una forma di songwriting astratta. Ritroviamo frammenti di Tortoise ("Off Om", "Foulr Of Fur") e lo stile Americana in area Marisa Anderson e William Tyler ("Four Folks"), ma anche due personali omaggi al jazz, il genere "fantasma" che informa tutti i brani della scaletta: a "Ugly Beauty" di Thelonious Monk - il più interessante - e allo standard "My Ideal" di Richard A. Whiting e Newell Chase - suonato anche da John Coltrane, da Coleman Hawkins con Art Tatum e Al Casey, da Art Blakey con Wynton Marsalis - di cui si riconosce il profilo string-jazz. Chiude "La Jetée", brano che attraversa la discografia di Parker da "The Unstable Molecule" degli Isotope 217 (Thrill Jockey, 1997) a "TNT" dei Tortoise (Thrill Jockey, 1998).
Si tratta di bozzetti intriganti con squarci di improvvisazione ("Suffolk"), che però non vanno oltre questa dimensione compositiva ("Excess Success"), presentandosi come istantanee di un processo creativo.
L'operazione "Forfolks" quindi riesce fino a un certo punto. Il meccanismo funziona, ma i brani restano fin troppo mentali, nonostante le aperture elettroniche coi loop che espandono il materiale e lo spazio sonoro. Dopo i due precedenti album dedicati al padre ("The New Breed", International Anthem, 2016) e alla madre ("Suite For Max Brown", International Anthem, 2020) Parker ha con "Forfolks" un momento di decompressione e raccoglimento, ma ci aspettiamo un passo più deciso col prossimo lavoro.
(14/12/2021)