Come i riti a cui il disco è devoto, VeganovA evoca altre ere che si perdono nella notte del ricordo abissale e, al tempo stesso, in un futuro di trilioni di anni, quando la terrà sarà solo il suo scheletro. “Nogod In Sirius” esplora continenti immaginari lungo le prime due suite e poi abbandona la troposfera per farsi sublime nella seconda parte, nei 14 e 16 minuti di “This Is The New Age E No God In Sirius”, quando le acque si placano e dal vento cosmico emerge il suono ancestrale di un Mellotron. Siamo dalle parti di “Phaedra” e di “Rubycon”: Giove e oltre l'infinito.
Ma l'astronave VeganovA ha abbastanza combustibile per veleggiare di par suo in echi di pulsar, gocce di plasma, luci che ruotano impazzite, paesaggi di una realtà inconcepibile dalla mente umana, placenta nella quale nuotano esseri diafani dalle forme non immaginabili, invocati dalle antiche tribù. La musica a un certo punto sfugge a ogni catalogazione e trova posto solo nell'inconscio collettivo, luogo dove alberga tutto il non detto di ognuno di noi.
(11/03/2021)