Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe di Roma
(G.G. Belli nell'Introduzione ai suoi Sonetti)
Questo matrimonio s'ha da fare. Gli Ardecore, illustri cantori folk capitolini, dopo aver narrato la "Vecchia Roma", proseguono il percorso alle radici della romanità. Un viaggio che conduce al cospetto di Giuseppe Gioachino Belli. "La voce del popolo di Roma" nei suoi sonetti in dialetto ha raccontato la vita della povera gente, della corruzione del potere e della Chiesa: aspetti presenti ancora oggi in innumerevoli brani del cantautorato romano, e non solo... Una Roma tra sacralità e sesso, Mastro Titta e giudizi universali, pronta a rivivere nei testi scelti dal gruppo e musicati per “996 - Le canzoni di G.G. Belli - Vol. 1”. 996, ovvero la "firma numerica anonima" del poeta intenta a rappresentare le sue iniziali in corsivo. Sedici adattamenti in cui il leader della formazione, Giampaolo Felici, si fa accompagnare da Gianluca Ferrante e Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion e I Hate My Village, e da una lunga fila di guest illustri, tra i quali citiamo Davide Toffolo, di ritorno a Roma dopo "Meme K Ultra" con i Cor Veleno.
I sonetti vengono cantati nella loro integrità, verso per verso, da Felici, senza essere stravolti ai fini della forma canzone, a supportarli è un'impalcatura musicale prevalentemente acustica, in cui si avvicendano scene più movimentate (il ciclo dei tre componimenti "Er zagrifizzio d’Abbramo"), distorsioni ("Er decoro", "La carità") e processioni folk tra i vicoli trasteverini ("L’aribbartato", "Uno mejo dell’antro").
Ennesima testimonianza dell'attualità dell'opera del Belli, “996 - Le canzoni di G.G. Belli - Vol. 1" permetterà di approfondire, riascoltare o magari scoprire questa grande poesia nella forma fedele e viva degli Ardecore, pronti a pubblicare a breve la seconda parte dell'opera.
06/06/2022