"Soul man". Sono le uniche due parole che Bruce Springsteen vorrebbe vedere scritte sulla sua lapide. Non è (solo) questione di musica: "Si riferisce alla vita, al lavoro e al modo in cui affronti l'una e l'altro". Metterci l'anima, potremmo dire. Una vocazione che Springsteen ha imparato dagli eroi del soul: dal loro modo di dare voce alle emozioni, dal loro modo di concedersi senza riserve.
Non c'è da stupirsi, insomma, di ritrovarlo oggi alle prese con una raccolta di cover soul e r&b. Anzi, viene quasi da chiedersi come mai non fosse già successo, vista la quantità di classici del genere ripescati sul palco durante le sue torrenziali cavalcate (riascoltare una qualunque versione dal vivo di "(Your Love Keeps Lifting Me) Higher And Higher" per credere...). In fondo, come diceva Martin Scorsese, il compito dell'artista è quello di far interessare il pubblico alle sue ossessioni. E l'ossessione di Springsteen per il soul è parte integrante della sua storia.
A Freehold, New Jersey, nel cuore degli anni Sessanta, era quella l'unica musica capace di mettere d'accordo tutti sulla pista da ballo. Per raccontare la vita dei ragazzi di allora, ricorda Springsteen nella sua autobiografia, "occorreva un mix tra il romanticismo cupo e violento del doo-wop, il vigoroso realismo del soul e quella vaga promessa di ascesa sociale offerta dalla Motown".
Sono per l'appunto le radici in cui il songwriter americano ha deciso di tornare a immergersi in "Only The Strong Survive", rintanandosi fuori orario nel suo studio durante il lockdown per registrare una collezione di cover (note e meno note) insieme al produttore dei suoi ultimi album, Ron Aniello. "Il mio scopo è far sperimentare al pubblico di oggi la bellezza e la gioia di quella musica", spiega, "proprio come è successo a me fin dalla prima volta in cui l'ho sentita". Non è un caso, allora, che le prime parole di "Only The Strong Survive" abbiano a che vedere proprio con la memoria: "I remember...", ripete un coro femminile sul tappeto degli archi; "I remember my first love...", attacca il recitativo di Springsteen dopo un colpo di batteria. E il vecchio successo di Jerry Butler si lascia alle spalle la nostalgia per lanciarsi in uno scintillante pezzo di modernariato pop.
Niente E Street Band, stavolta, a parte la sezione dei fiati e la presenza di Soozie Tyrell tra le coriste. Springsteen decide spostare i riflettori sulla sua voce: "Volevo fare un disco in cui cantare e basta. E quale musica migliore su cui lavorare del grande canzoniere americano degli anni Sessanta e Settanta?". Un tempo era convinto che proprio la voce fosse il suo punto debole; ora, invece, sfoggia tutta la sua sicurezza di interprete, destreggiandosi in un personalissimo karaoke (di cui forse questo disco, come sembra suggerire il "Vol. 1" in copertina, non è che l'inizio). Il senso di spontaneità e di divertimento è il punto di forza di "Only The Strong Survive": un approccio che rimanda inevitabilmente a quello delle "Seeger Sessions", anche se qualche eccesso di fedeltà agli originali (e una certa compostezza nella postura) rende l'esito non altrettanto brillante.
In due brani, Springsteen ospita anche uno di quei "soul man" di cui si è sempre professato fervido discepolo, Sam Moore: in "I Forgot To Be Your Lover" lo aiuta ad addolcire i cuori infranti, in "Soul Days" lo accompagna attraverso una sorta di pantheon della musica black (Wilson Pickett, Aretha Franklin, Sam Cooke e altri ancora, tutti citati per nome e cognome). Un omaggio esplicito che fa il paio con quello di "Nightshift" (cantata negli anni Ottanta dai Commodores e riletta da Springsteen quasi come un apocrifo di "Human Touch"), che rende un commosso tributo a Marvin Gaye e Jackie Wilson.
Il gioco funziona al meglio quando il clima si fa più festoso, come tra i cori di "Do I Love You (Indeed I Do)", già pronti per animare i concerti del prossimo tour, o sui fiati in perfetto stile Stax di "Any Other Way". Riesce meno, invece, quando le inflessioni si fanno più sentimentali, da "The Sun Ain't Gonna Shine Anymore" a "What Becomes Of The Brokenhearted". Ma la maggior parte delle tracce di "Only The Strong Survive" scorre con leggerezza, tra i luminosi accenti doo-wop del Ben E. King di "Don't Play That Song" e l'andamento flessuoso del Tyrone Davis di "Turn Back The Hands Of Time".
Di una cosa, però, Springsteen si mostra convinto dall'inizio alla fine: di avere fatto sua la lezione di non mollare mai. "Non riesco a immaginarmi in pensione", ha confessato al leggendario conduttore radiofonico Howard Stern. E così, a oltre settant'anni, eccolo pronto per imbarcarsi in un nuovo giro del mondo, che lo porterà anche in Italia la prossima estate. Con lo stesso spirito indomito (e con lo stesso sprezzo della retorica...) della canzone che ha scelto come titolo: "There's gonna be a whole lot of trouble in your life/ So listen to me, get up off your knees 'cause only the strong survive".
15/11/2022