E’ importante comprendere che ogni gesto di Daniel Blumberg è frutto di un’elaborazione creativa profonda. Se volessimo usare un termine inflazionato, potremmo dire che ogni suo album è un atto artistico e intellettuale. Difficile, comunque, relazionarsi con la discografia del musicista inglese, contrassegnata da una costante messa in discussione del proprio ruolo di artista e di esploratore delle profondità dell’animo umano, ancor più complesso immaginare quale possa essere la prossima mossa.
Cajun Dance Party e Yuck sono esperienze che fanno parte ormai del passato, ma anche a voler trovare un nesso tra album come “Minus” e “On & On” e la recente pubblicazione della colonna sonora del film “The World To Come”, si rischia di restare spiazzati e perplessi. Facile ricorrere a tutti quegli aggettivi utilizzati in passato, inquieto, viscerale, oscuro, enigmatico, più difficile accettare la natura anarchica e senza regole del suo operato, quella natura che lo vede gettarsi nella mischia della musica da film con un’incoscienza e una voglia di mettersi in gioco che meritano apprezzamento.
Film uscito nel 2020, “The World To Come” è opera della regista norvegese Mona Fastvold, un racconto ambientato nella New York del tardo Ottocento, che contiene già in sé elementi drammatici e tormentati. Una storia d’amore tra due donne, al punto da sembrare quasi un’estensione della tensione emotiva che Blumberg ha finora tradotto in musica.
Abigail e Taille sono le vere protagoniste, non solo del film, ma anche della musica elaborata dal Blumberg. Facile, dunque, immaginare attraverso l’ascolto delle due tracce intitolate alle due donne perfino i diversi caratteri delle inconsapevoli eroine di questa storia.
Definiti i protagonisti (“Abigail's Walk”, “Tallie”), gli eventi chiave (“First Kiss”, “The Fire”) e gli scenari (“The Woods”, “Empty House”) con un linguaggio musicale aspro e potente, affidato in gran parte ad archi, percussioni e sfumature di rumori, Blumberg si getta a capofitto nella trama del film, sfuggendo al sempre efficace rito dell’autocitazione.
“The World To Come” è un disco che rispetta in pieno la personalità del suo autore, ma tutto è nuovo, inedito, inesplorato, perfettamente funzionale al racconto sottostante. Un’altra dimostrazione di autenticità espressiva che, pur non avendo il fascino ammaliatore dei precedenti album, alfine conquista e convince.
Importante il ruolo dei comprimari coinvolti nell’opera, non solo il produttore Peter Walsh, ma anche i musicisti Peter Brötzmann, Steve Noble e Josephine Foster, quest’ultima protagonista assoluta dell’unico brano non strumentale, la title track, che chiude la sequenza più drammatica e struggente della colonna sonora - “The Wagon”, “Love And Death”, “Rooftop” - liberando tutta quella passione e quella poesia che le due protagoniste del film sono costrette a nascondere fino al tragico finale.
21/04/2022