Keeley Forsyth

Limbs

2022 (Leaf Label)
alt-songwriter, avant-folk-dark

Chi sarà mio amico? Quando la giornata volge al termine
("I Stand Alone")
L’insofferente e drammatico approccio al mondo della musica da parte dell’attrice inglese, consacrato nell’avvincente dramma spirituale di “Debris”, sembrava destinato al ruolo di capitolo isolato, un personale cammino terapeutico per poter superare i notevoli problemi di salute che le avevano impedito di continuare a recitare. In verità Keeley Forsyth aveva solo bisogno di cambiare ruolo: non più interprete dell’altrui dolore, ma protagonista senza veli di una storia tanto drammatica quanto personale.

Affinare la cifra espressiva è stato il primo obiettivo di “Limbs”. Questo nuovo breve disco, ancora una volta sotto i trenta minuti di durata, amplia gli spazi espressivi scortando quelle austere, malsane, insane e oblique sonorità di “Debris” verso la luce - o meglio verso uno spiraglio di luce, perché nel mondo di Keeley Forsyth non esistono appigli sicuri.
Ad affiancare l’artista in questa nuova avventura c’è ancora il sapiente tocco del polistrumentista Matthew Bourne, ma anche i sintetizzatori di Ross Downes, musicista inglese noto per la sua breve presenza nel collettivo di improvvisazione jazz The Seen.
Anche questa nuova opera discografica non sfugge a richiami e corrispondenze con artisti noti, come Nico, Nina Simone e Beth Gibbons, ma resta altresì evidente la discrepanza tra l’algida sacralità delle figure appena citate e la più viscerale e spigolosa narrazione della Forsyth.
Più idonei a descriverne la bellezza sono l’intensità dello Scott Walker di “Tilt” - “I Stand Alone” è la versione female di “Farmer In The City”, e lo stesso si può dire di “Land Animal” - e la mai del tutto espressa brutalità electro-ethereal-drone di Anohni (il graffio industrial della maestosa “Wash”, con Evelyn Glennie alle percussioni).

Strano a dirsi, ma la greve angoscia che anima “Limbs” non è asfissiante, al contrario è empatica e seducente. L’intensa e commovente malinconia di “Fires” e il tracimante canto a briglia sciolte di “Bring Me Water” sono pagine struggenti, grida d’aiuto che non hanno una risposta ma che trovano ascolto e comprensione.
L’inganno semantico di “Limbs” è racchiuso nella struttura musicale fatta di archi, elettronica minimale ed enfasi vocale, una semplificazione che induce spesso a frettolosi errori critici.
Nulla è semplice, nel nuovo album di Keeley Forsyth, ma nulla è incomprensibile. L’artista inglese estremizza dolore e solitudine con una poetica emula sia di Nick Cave (la spirituale e magnifica title track) che di Colin Stetson, al quale l’autrice ruba il respiro del sax, trasformandolo in voce dell’anima e del corpo nella cupa e ascetica “Blindfolded”.

Scarnificando e assottigliando la scenografia strumentale e sonora, l’artista inglese compie un miracolo creativo: aria, acqua, vento e fuoco si fondono in un unico elemento fisico, il cui soffio vitale è il silenzio, quel silenzio che le austere cadenze di “Silence” traducono in preghiera, sintetizzando in poche note l’album più incandescente e dolcemente violento degli ultimi anni.

26/03/2022

Tracklist

  1. Fires
  2. Bring Me Water
  3. Limbs
  4. Land Animal
  5. Blindfolded
  6. Wash
  7. Silence
  8. I Stand Alone






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