Gli Halo Effect sono un supergruppo svedese formato da ex-membri degli In Flames, su tutti il chitarrista fondatore Jesper Strömblad (che poi li lasciò nel 2010 per divergenze artistiche) e dal cantante-leader dei Dark Tranquillity, Mikael Stanne. Entrambi i gruppi non sono nuovi a progetti paralleli.
Il disco recupera i canoni del melodic death metal persi dagli In Flames, pur concedendosi molte aperture melodiche e alcune influenze più moderne.
Ovviamente niente di rivoluzionario, sono sonorità già riproposte in tutte le salse da molti, ma qui si tratta direttamente degli originali.
Lo stile personale di Strömblad è subito riconoscibile, ed è piacevole vederlo ritrovare l'ispirazione e la verve melodica degli anni passati: gli ultimi suoi progetti The Resistance e CyHra non erano molto nelle sue corde. In alcuni punti invece il suono ricorda più i Dark Tranquillity, vuoi per input diretti di Stanne nella scrittura o perché gli hanno cucito su misura l'abito. Questa sintesi ha il suo apice nella cupa "Gateways" e nell'emozionante conclusione di "The Most Alone". Invece "Last Of Our Kind" suona come un tributo agli At The Gates.
Si percepiscono l'entusiasmo e la spontaneità negli ex-membri degli In Flames, liberi dai dettami della controversa rotta impostata dal loro cantante Anders Fridén. Avere al suo posto Stanne è significativo, perché mostra una sinergia che si era persa da tempo e la differenza tecnica tra i due nel "growl". In due brani sfodera pure il canto pulito col quale si dimostra superiore per timbro e carisma: "In Broken Trust", un ibrido melodeath/alternative come ai tempi di "Reroute To Remain"; e "A Truth Worth Living for", emotiva e grintosa insieme. Ma sono solo brevi parentesi.
Il disco è alla fine un divertissement godibile e orecchiabile, che a volte cita brani del passato per nostalgia, ma il cui limite è proprio di non avere pretese e non raggiungere la profondità emotiva e il dinamismo dei due gruppi di origine nei loro periodi migliori.
(06/02/2023)