Da promessa del cantautorato romano a figura quasi dimenticata all’interno della scena musicale italiana, Andrea Ra torna a distanza di ben dodici anni con un nuovo album, il suo quarto se teniamo conto del live “Le bighe sono pronte”. Tanti ne sono trascorsi da “Nessun riferimento”, e oggi ritroviamo un polistrumentista (è in particolare un virtuoso del basso) nelle vesti di consumato rocker, che ci sbatte in faccia con impeto un lavoro dai suoni cattivi, in grado di far impallidire molti pseudo-alternativi di casa nostra. “Urlo eretico” è un disco di denuncia, come quelli che si producevano negli anni Settanta, che fissa le coordinate di riferimento sin dalle iniziali “Sensi di colpa”, dalla struttura simil-prog, e “Capoclown”, coraggiosa invettiva contro il music business.
Andrea suona quasi tutto, eccetto la batteria, a cura di James Rio (che poi è suo figlio) e alcuni featuring chitarristici. Uno di questi, affidato ad Andrea Braido, nobilita “pillole rosse”, il momento più classic rock (ma nel senso piacevole del termine) del progetto. Lo svolgimento delle canzoni è spesso sorprendente e ricco di colpi di scena: prendete, ad esempio, “Io mi vesto di nero”, traccia che si slancia con prepotenza verso il doom (!!!) per poi nella seconda metà trasformarsi in baraonda funk.
Oggi Andrea dimostra di avere acquisito mestiere ed esperienza, e nonostante un paio di riempitivi (del resto "Urlo eretico" supera l’ora di durata) ci consegna quello che potrebbe essere considerato il suo disco definitivo, che a tratti ci ricorda qualcosa del Manuel Agnelli epoca “Germi”. Tu chiamalo, se vuoi, metal songwriter.
22/07/2023